LOGO DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE LONGALAGO

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ISOLANDO 2012 - Nuotata da Pallanza a Baveno

Sabato 8 settembre 2012

percorrenza totale di circa kilometri 5,7

Programma Dettagliato
agg. 31.7.2012
i tempi sono indicativi e molto prudenziali

9. 00 raduno a Verbania Pallanza in Piazza Garibaldi di fronte al Municipio. Uscita dall’autostrada direzione Verbania.
9. 15 vestizione sulla riva lago in Piazza Garibaldi.
9.30 partenza
10. 00 passaggio intorno all’isolino San Giovanni
10. 30 passaggio all’isola Madre
11. 15 boa intorno allo scoglio fra l’isola Bella e l’isola Pescatori
12. 00 arrivo e uscita dall'acqua sul lungolago di Baveno di fianco al porticciolo.
Recupero delle sacche per il cambio portate dalle barche di accompagnamento
12.30 imbarco e trasferimento a Pallanza a Villa Rusconi-Clerici per colazione
15.30 faticoso addio dopo una ricca colazione a base di leccornie locali, vino ad alta gradazione e grappa artigianale

• È una passeggiata interamente gratuita e senza alcun intento agonistico

• La nuotata è debitamente autorizzata e tranne imprevisti accompagnata da un natante della Polizia di Stato e da barche di amici in numero congruo con il numero dei partecipanti

• L’organizzazione fornisce i palloncini di sicurezza

• In ogni momento un partecipante può ritirarsi e salire in barca o rientrare in acqua

• I partecipanti sono coperti da assicurazione a cura e spesa dell’organizzazione

• La colazione è offerta

• Si consiglia l’uso di muta ma non è indispensabile, chi vuole può usare pinne, boccaglio, maschera ecc

• Si consiglia di portare la macchina foto in custodia impermeabile non rigida


associazione longalago

Francesco Rusconi-Clerici

tel +39 02 6997.402

fax +39 02 6997.272

cell +39 335 6530970

francesco.rusconiclerici@teknespa.it

www.longalago.it

Manifesto Isolando 2012

RESOCONTO ISOLANDO 2010

Un po' di preoccupazione agita il sonno di tutti noi la notte precedente alla nuotata dopo aver vissuto il forte vento di sabato 28 agosto.

Per fortuna dopo una notte intera di forte buriana alle cinque di mattina il vento si placa e il lago con le prime luci si presenta magnificamente, sotto un cielo che comincia a diventare azzurro con qualche nuvola qua e là.

L'appuntamento in piazza è rispettato da tutti con una precisione abbastanza ammirevole.

Un sacco di compagni nuovi, tutti entusiasti dello spettacolo che si apre davanti a loro occhi.

Lago azzurro, isole verdi, montagne ancora innevate verso il massiccio del Rosa creano un quadro del tutto speciale.

Ci prepariamo senza fretta e scendiamo in acqua dopo le consuete foto di rito.

Siamo 11 nuotatori e l'aspetto agguerrito di tutti lascia supporre un livello sportivo non indifferente.

Partiamo, io come sempre sono nelle retrovie perché sono molto lento prendere il ritmo e se vado in debito di ossigeno poi faccio una fatica bestiale a recuperare.

Delizioso il primo passaggio nello stretto dell'isolino S. Giovanni e poi ci si lancia tutti insieme nel lago aperto verso l'isola Madre.

In testa due nuotatori scatenati, dietro un gruppone compatto che fila magnificamente in perfetta sintonia.

È la prima volta che mi capita di nuotare in gruppo, forse anche perché a furia di nuotare sono migliorato e riesco anch'io a tenere una discreta velocità.

Cerco di non graffiare i piedi di chi sta davanti e di non dare le pinne in faccia a chi mi segue e forse alla fine ci riesco anche.

Sfiliamo compatti accanto all'isola Madre e veniamo applauditi dai turisti che ci vedono passare.

Ci slanciamo di nuovo nel lago aperto verso l'isola Bella e arriviamo ancora tutti insieme allo Scoglio degli Innamorati intorno al quale dobbiamo fare boa.

Qui io comincio a perdere colpi perché sono poco abituato a nuotare con gli occhialini e per qualche motivo comincia a penetrarmi acqua dal naso.

O invece sto solo accusando i primi sintomi di stanchezza, fatto sta che soffro molto il tratto in fondo ormai breve dall'isola dei Pescatori fino a Baveno e nuoto sempre meno diritto.

Comunque ormai è fatta: arrivo poco dopo il gruppone e in un'ora e 50 minuti ho nuotato per circa 5,71 km, una media che credo proprio di poter considerare assolutamente buona.

Sono le foto di rito e via di ritorno per Pallanza dove gli amici nuovi che non conoscono casa mia vengono come sempre indottrinati sul fatto che quello “è il posto più bello del mondo” e ad occhio sembrano anche abbastanza convinti di ciò.

Formaggi delle valli, vini locali, pasta al ragù, ottime torte preparate da Patrizia vengono “assaggiati” con grande aggressività, mentre i nipoti di Troubetzkoj e di Pietro e la figlia di Paolo fanno a gara a cercare di rompere qualche cosa in casa, senza però per fortuna riuscirci.

Peccato che manchino i nostri amici della polizia nautica bloccati per tutta la notte aggrappati con la barca a un pontile sotto le botte delle onde per vegliare il sonno del nostro Primo Ministro a lesa.

Sarà per un'altra volta che non mancherà di arrivare perché questa traversata fra le isole è veramente stupenda e ha conquistato i nostri amici sportivi.

Arrivederci a tutti per qualche altra bella avventura

LONGALAGO 2009 - Tappa 4 -

13 Settembre 2009: MACCAGNO - LUINO



La tappa finale.

Siamo già così rilassati che arriviamo alla spicciolata al Porto della Madonnina di Maccagno con un bel ritardo.

Tre amici svizzeri e tre nuovi amici del gruppo dei Trittoni ci stanno già aspettando e completeranno il nostro gruppo che oggi conteggia ben 19 partecipanti!

Il lago è pieno di onde e Trube con la bella Patrizia e il sindaco Pietro hanno ballato per due ore in una lancetta per venire da Ghiffa fino a Maccagno!

Sul lago si vedono spuntare sportivi che praticano il surf con l’aquilone, il kyte, e per fortuna che il vento ci aiuterà perchè soffia nella direzione giusta.


Alla partenza le solite raccomandazioni: stiamo insieme e stiamo tutti verso la costa!, ma come sempre queste raccomandazioni dell'organizzazione rappresentata da me, che evidentemente non sono credibile in termini disciplinari, restano lettera morta e così ognuno fa la sua rotta, quasi tutti in mezzo al lago dando un bel da fare alle barche in accompagnamento che per fortuna quel giorno sono ben 5.

Le splendide luci con il sole deciso, il vento e le onde sono bellissimi e i nostri palloncini gialli e rossi ballonzolano sulle onde che ci fanno bere in continuazione.

Io mi porto immediatamente a riva e ho la felicità di incontrare subito qualche persico, ancora in paese a Maccagno, e tante altre alghe.

Ad un certo punto incontro anche una colonia di elodea, la vecchia peste d'acqua scomparsa dopo aver predominato in assoluto sul lago per molti decenni.
È la prima volta che la incontro dopo tre anni perché ne avevo visto solo un rametto fra Cannero e Cannobio nel 2006: è uno dei misteri la sua grande affermazione e la sua repentina scomparsa ai quali forse il progetto PALMA potrà dare una risposta.

Grandi cavedani scuri, colonie di avannotti in vari punti, una costa interessante con roccioni a picco molto scenografici e quindi per me che adoro quello che vedo con la maschera è una giornata di grande interesse.

Peccato che l'acqua sia molto torbida e riesco a vedere solo quello che sta a pochi metri da me.


Spinto dall'entusiasmo...e dalla corrente arrivo in un’ora e mezzo a Luino, dove ci riuniamo tutti felici e contenti del nostro successo, ospiti di una bicchierata del Comune di Luino che però non viene rappresentato da nessun suo personaggio.

Ho fatto arrivare a Luino anche quattro ragazzi che suonano musiche folk divertenti e poco per volta, sazi e felici, ci sciogliamo tornando a casa perché molti sono abbastanza lontani dalla loro partenza.
Diego e io ci abbracciamo con affetto perché in questi tre anni è mezzo siamo diventati amici, ma in verità siamo diventati amici tutti e già cominciamo a chiederci dove e quando torneremo a nuotare insieme o a operare tutti sulla stessa barca.

Per intanto, fra non molto, c'è la Classica in bici, il 18 ottobre, che scatenerà la solita bagarre fra i vecchi pensionati!

Un abbraccio forte forte, malizioso quando rivolto alle nostre belle signore la Silvia, la Susy, la Paola, la Erica, la Patrizia, la Lucia, la Danielina, ecc e la delicata Ericona!
Cielo! Che belle e che grinta!

Anche i nuovi amici dei Trittoni e i nuotatori svizzeri guidati da Eggink e Cosse sono felici dell'esperienza e ci ripromettiamo di rivederci.

Io sicuramente, malgrado che manchino tantissimi mesi, sento già che sto aspettando la NUOTATONA2010 e soprattutto la vogata da Torino a Milano, la VIACOLMARMO!2010, e tante altre idee che inventeremo noi due grandi esperti: Roberto ed io.

Arrivederci a tutti.

Il giro del lago è finito.

160 km a nuoto.


Vi chiederemo aiuto però già molto presto per il progetto PALMA di monitoraggio delle piante acquatiche!

LONGALAGO 2009 - Tappa 3 -

12 Settembre 2009: ZENNA - MACCAGNO -



Raduno alle 9.00 al Porticciolo di Pino in riva al Lago Maggiore, il comune d’Italia con il nome più lungo malgrado vanti solamente 264 abitanti.

Tutti tremano all'idea di andare in acqua ricordandosi del caldo delle settimane passate ma... il dovere ci obbliga!

Una bella corrente mattutina favorevole ci spinge e così affrontiamo la tappa assistiti anche dal canotto dell'Unione Velica Maccagno condotto personalmente dal gentilissimo presidente Paganini.

L'acqua è molto torbida, con molto materiale vegetale in sospensione.
Per me, che mi aspettavo una costa subacquea bella come la sponda boscosa che stiamo costeggiando, il panorama subacqueo non tiene in serbo nessuna sorpresa; in tutta la tappa incontro solamente un branco di una dozzina di grossi cavedani, forse attirati dagli escrementi di un gruppo di papere che stanno facendo toeletta sulla riva sassosa.
Neanche un solo altro pesce, nemmeno un piccolissimo gardon, pochissime piante, le solite miriophyllum che si aggrappano quando la sponda diventa ripida anche sulle cenge a picco sullo strapiombo.


Per me quindi una tappa assolutamente non interessante, percorsa tranquillamente risparmiando le forze per la tappa del giorno dopo.
L'arrivo è a Maccagno al Porto della Gabella che ricorda gli antichi diritti della cittadina di battere moneta, ottenuti quando i suoi pescatori salvarono dal naufragio l'imperatore Ottone in viaggio dalla Germania.
Al nostro arrivo ci aspettano simpaticamente il fiduciario di SLOW FOOD Rovetta Ivanovic e un giornalista e poi veniamo anche contattati da un pescatore professionista molto interessato alle nostre esplorazioni: lo coinvolgerò nel progetto di monitoraggio delle piante acquatiche quando un giorno ritornerò di nuovo sulla costa lombarda.

Una bella colazione al sole conclude una giornata proiettata ormai verso la tappa finale del giorno dopo.

Successo della ISOLANDO 2009

Dopo due tentativi dell’edizione del 2008 interrotti per cattivo tempo, finalmente quest’anno i festosi partecipanti sono accolti da una radiosa giornata di sole, nella piazza di Pallanza già brulicante per i festeggiamenti del Corso Fiorito.
Chi arriva via lago con le barche di appoggio, chi a piedi, chi in auto con qualche difficoltà per gli accessi vietati, poi la gioia di ritrovarsi, i soliti preparativi prima della partenza, i saluti della neo eletta Assessore allo Sport del Comune di Verbania Adriana Balzarini che tentiamo inutilmente di convincere ad entrare in acqua con noi, ci si conta, siamo in 7: Francesco, Roberto, Annibale che riesce a convincere anche il figlio, Paolo, Marco e la sportivissima Susy.
Le nostre Muse Violante, Silvia e Patrizia con le barche di appoggio con Erica, Mazzola e Zurlo ci seguono insieme alla rassicurante Vedetta della Polizia presidiata dagli agenti Inconis e Sioni, esperti e nostri amici.
Sì, perché il percorso si snoda nelle acque del Golfo, tra le quattro isole Borromee e il traffico dei motoscafi e battelli.
Si parte dunque alla volta dell’Isolino S.Giovanni.
Acqua limpida e ancora calda, confortevole.
I palloncini gialli già si sgranano al giro dell’isolino, poi il tratto più lungo verso l’Isola Madre con i raggi del sole che sembrano spingerci illuminando la darsena dell’isola.
Si costeggia il lato Nord/Ovest dell’Isola Madre ed è sempre bello osservare il fondo delle sue rive…e tirare un po’ il fiato con i piedi a terra.
Ma questo vale solo per i “veci” perchè i “giovani” sono già prossimi a doppiare la punta dell’Isola dei Pescatori.
Il programma prevedeva di costeggiare il lato verso Stresa dell’isola, per risalire a Baveno, ma la vedetta della Polizia, che già ha avuto un bel daffare a proteggerci dalle incursioni dei motoscafi, perentoriamente ci invita a percorrere il lato opposto a Nord, meno battuto, e così ricompattati si riprende mentre Roberto, ammaliato da Silvia, approfitta di un breve...passaggio sul suo canotto.
Doppiata anche l’Isola dei Pescatori ormai la meta è vicina, ecco l’ultima traversata e poi la spiaggia di Baveno ci accoglie radiosi e festanti con la presenza di una gentile e carina rappresentante dell’Amministrazione Comunale.
Ci raggiunge anche l’Oriani con il suo bel gozzo e tutti in barca via lago si ritorna a Villa Rusconi-Clerici dove Francesco e Violante con la loro squisita ospitalità e i piatti preparati dalle Muse ci donano il piacere di un convivio nella splendida cornice del golfo inondato di sole.

Arrivederci alla ISOLANDO del 2010!

LONGALAGO 2009 - Tappa 2 -

12 Luglio 2009: VIRA GAMBAROGNO - ZENNA - km.8,32



Ci aspetta una tappa molto lunga, che pensavo a priori fosse di 7 km e mezzo e invece, controllandola, si è rivelata ancora più lunga. Infatti quando io, solito buon ultimo, arrivo al confine avrò nuotato per tre ore e mezza filate e la distanza verificata è di Km 8,3!

Oggi con Diego e Paolo da Cannobio ci accompagna lo straordinario Paolo Chiarino che giovedì inizierà la sua incredibile avventura dell'attraversamento di tutto il Lago Maggiore per 60 km in continuo senza muta e senza pinne.

Questa tappa per lui è un allenamento e mentre nuotavo continuavo a pensare come lui riesca a continuare per un tempo e una distanza otto volte più lunga di questa tappa che è la più lunga di tutte quelle che abbiamo percorso.





Durante la giornata l'acqua in alcuni punti diventa fredda, talora è anche particolarmente opaca e rende difficili alcune osservazioni.

Comunque alla fine della giornata posso raccontare di aver visto molto pesce: quattro lucci di cui uno particolarmente grosso, due bisce d'acqua a caccia nei sassi del fondo, quattro grosse tinche vicino ai rami di un albero affondato, moltissimi cavedani anche enormi, diversi branchi di piotte bellissime, e poi ad un certo punto credo di avere intravisto sul fondo i corpi bianchi di alcuni pesci che io da piccolo chiamavo agoni e che non ho più visto da decenni.

La costa è abbastanza preservata con tratti anche selvaggi con alberi fino in acqua, nei quali talvolta si impiglia il palloncino creandomi un istintivo moto di spavento così come l'ombra che gli alberi proiettano sull'acqua crea di colpo un'atmosfera diversa e misteriosa.

Costeggio alcuni paesi tutti dotati del pontile dei battelli ma non vedo un solo battello in tutta la giornata, come anche le barche che numerosissime sono ancorate alle boe sono tutte ferme perché il sole è molto pallido e quindi si vede che la gente non ha nessuna voglia di andare per lago.




Che differenza con chi ama il lago come me e lo adora con ogni tempo, che faccia vento, che piova, che minacci temporale.

Tra l'altro lungo la costa incontro abbastanza frequentemente gruppettini di piante acquatiche di due o tre varietà diverse, particolarmente ceratophyllum e ad un certo punto dal fondo si innalza un'enorme esemplare di myriophyllum, alto probabilmente 6 m e alla ricerca della luce.

Oggi siamo scortati, oltre che da Antonio Minacci e Guido Wyss sulla barchetta della Canottieri Locarno, dalla barca della Squadra di Salvamento di Vira condotta dal signor Mueller.

L'arrivo di questa tappa che mi è sembrata non finire mai avviene già in territorio italiano, appena al di là del confine.

Stiamo tornando verso casa, siamo entusiasti perché l'obiettivo di finire tutta la nuotata intorno al lago ormai è a portata di mano e siamo orgogliosissimi di un’impresa che ci è costata una determinazione fortissima e anche un bel po' di lavoro di organizzazione.

Come stiamo raccontando a tutti è già cominciato il progetto PALMA (Piante Acquatiche del Lago Maggiore) che ripercorrerà nelle nostre intenzioni tutte le coste del lago con l'aiuto del volontariato degli sportivi e degli amanti del Lago Maggiore.

A settembre ci aspetta la penultima tappa molto lunga fino a Maccagno, che conterremo però in ca. 7 Km e poi l'ultima tappa conclusiva trionfale, molto più breve di Km 5.5, fino a Luino nella quale speriamo di coinvolgere quanti più nuotatori possibile per dare un segno di visibilità soprattutto per il progetto PALMA.



LONGALAGO 2009 - Tappa 1 -

11 Luglio 2009: LOCARNO - VIRA GAMBAROGNO - KM 7,71








La prima tappa del 2009 e la quart'ultima tappa di tutta la LONGALAGO.

Abbiamo avuto la felice sorpresa di avere sei nuotatori svizzeri che parteciperanno con noi a questa tappa; due di loro li conoscevamo già, gli altri sono nuovi e tutti ci dichiarano che cercheranno in tutti i modi di partecipare anche alle ultime tappe della passeggiata, per lo meno a quella di chiusura da Maccagno a Luino.

Ci troviamo puntuali alle nove di mattina a Locarno al porticciolo di Burbaglio al confine con Muralto e ci salutiamo scambiandoci le solite battute ironiche.

Io in particolare vengo affettuosamente redarguito da Patrizia la componente femminile Patrizia della Squadra di Salvamento di Tenero, comandata dall'efficiente Radaelli, perché faccio vistosamente fatica a rientrare nella mia funzionale muta da triatleta.

Siamo in 10, un bel numero e capisco in un attimo dalla struttura fisica anche dei nuovi arrivati che io sono l'unico definibile dilettante in un gruppo di nuotatori decisamente aggressivi e forti.


Il gruppetto degli italiani può vantare il solito Diego Novella, sempre più emozionato come me del fatto che insieme stiamo per finire la passeggiata intorno al lago avendone percorso ogni tappa dalla prima all'ultima; Diego è allenatissimo; ha fatto anche la traversata del Lago d'Orta di 13 km, senza battere ciglio e scalpita dalla voglia di tuffarsi.


La deliziosa Susy Musso ci fa credere di avere tanto freddo e di avere male alle spalle, poi in realtà appena si tuffa diventa per me imprendibile esattamente come gli atleti maschi, solo che in più è anche graziosa ed elegante.

Paolo da Cannobio è vistosamente più in forma dell'anno scorso, è dimagrito e ha continuato a fare traversate e allenamenti e infatti, mentre l'anno scorso nuotava a una velocità un poco superiore alla mia, quest'anno dopo cinque minuti dalla partenza è già talmente avanti che lo perdo di vista.

Partiamo tranquillamente e come al solito io mi porto sotto costa per la mia esplorazione di piante e pesci; l'acqua non è limpida perché l'innalzamento della temperatura che è intorno ai 22° ha fatto nascere molti microrganismi.

La costa è bassa, piantumata con vecchi salici in una spiaggia di sabbia e ciottoli e sprofonda lentamente verso il largo.

Già a Muralto vedo qualche persico e credo di intravedere sul fondo fascine posate dai pescatori, pochissime piante acquatiche rappresentate quasi unicamente da molte belle colonie di vallisneria.

Molti branchi di gardon, qualche frotta di coregoni e poco altro.

Arrivo al porto galleggiante di Tenero e lì vedo infiniti avannotti intorno ai grandi cassoni, sotto i quali ad un certo punto vedo con emozione sbucare per allontanarsi da me un luccio già importante, di almeno cinque chili.

Poi comincio a costeggiare la lunghissima tratta delle spiagge del delta del Ticino e della Verzasca continuamente interrotte da file di palloncini che delimitano le zone di balneazione protette e nella prima appoggiato sul fondo verdeggiante di muschio impalpabile mi guarda con sfida un altro bel luccio un po' più piccolo.

Continuo a nuotare in mezzo ai bambini e ai pontoni galleggianti suscitando evidentemente grande curiosità fra i bagnanti impigriti al sole, fino ad arrivare alla foce della Verzasca, molto bella e perfettamente integra.

Da quel momento la costa diventa selvaggia, siamo davanti alle Polle di Magadino e il fondo ormai è diventato tutto di sabbia con banchi quasi affioranti e profonde buche che si alternano creando un percorso pieno di sorprese.

Talvolta vedo gruppi di piante acquatiche molto basse rossicce, probabilmente najas marina, che colonizzano la sabbia nella quale si aggirano i soliti molluschi bivalvi enormi.

Ad un certo punto, quasi di fronte alla foce del Ticino si materializzano davanti a me nell'acqua che è tornata limpidissima un cavedano molto grosso e davanti a lui un pesce gigantesco, un luccioperca di almeno 15 chili, certamente il pesce più grande che io ho mai visto in acqua dolce.
Il giorno dopo scoprirò con grande sorpresa che un luccioperca ha aggredito 3 bagnanti ed è stato catturato dalla polizia. Però non è quello che ho visto io che era grande almeno il doppio!
(per ved. articolo: http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=474314&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3
http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=474284&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3)

In quel punto l'acqua si fa gelida e mi allontano verso il largo perché l'acqua fredda scende subito sotto gli strati della superficiale più calda e quindi si riesce a nuotare di nuovo bene.

Dalla foce del Ticino si vede già il campanile di Vira Gambarogno in lontananza e da quel momento comincia il momento più duro della tappa quando uno è già stanco e non vede l'ora di arrivare ma l'obiettivo si avvicina sempre più piano a mano a mano che l'energia viene a mancare.

In tutta la tappa come in quella di domani vengo accompagnato dall'amico Antonio Minacci segretario della Canottieri di Locarno che è venuto vogando con me nel 2007 dal lago fino a Milano, mentre all'arrivo mi aspetta Guido Wyss che pure era venuto con noi dopo essere andato a remi l'anno prima da Locarno fino a Venezia.

È un po' che non ci vediamo, lui ha dovuto superare momenti difficilissimi e sono molto contento di poterlo abbracciare in modo da cominciare a fare nuovi programmi di voga, fra i quali primeggia il progetto di andare da Torino a Milano in barca a remi nel 2010!

A domani

MEZZA TRAVERSATA del 9 Marzo 2008

Il giorno 9 marzo 2008, in contemporanea con la mezza maratona Stresa-Pallanza Verbania, avevamo pensato di divertirci a fare una mezza traversata a nuoto dall'Isola Madre a Pallanza.

L'acqua era intorno ai 6,5°, e quindi l'attrezzatura doveva essere particolarmente curata, con una muta abbastanza pesante, calzari, guanti e cappuccio, ma avendo già provato due volte nei precedenti 15 giorni, sapevamo che non ci sarebbero stati problemi. Data la lunghezza del tragitto che non era più di 1 km e mezzo, abbiamo deciso di partire con tutta calma verso le 11 del mattino quando il sole avrebbe scaldato l’aria.

Avevamo chiesto l'autorizzazione esplicita per la traversata alla Provincia e ho suggerito alle Forze dell'Ordine la partecipazione in acqua di qualche sportivo specialista appartenente ai loro Corpi. Ci siamo fatti appoggiare per l'assistenza da barche a remi, le vecchie inglesine e un bel burchiello, e per dare vigore a questa nostra piccola festa di acqua, avevamo sperato che potesse essere varata anche la piroga a 16 vogatori che ci aveva già accompagnato l'anno scorso in una tappa della VIACOLMARMO!

All'arrivo a Pallanza in piazza abbiamo trovato la stampa e le televisioni e abbiamo lanciato l'invito alla serata del 14 marzo alle ore 21 a villa Giulia, il cui scopo era soprattutto di focalizzare l'attenzione delle autorità e dell'opinione pubblica sulla grave situazione di inquinamento all'interno del Golfo Borromeo nel quale è evidente la scomparsa quasi totale di tutte le forme di vegetazione acquatica.

Per riprenderci dopo la nuotata abbiamo invitato i partecipanti a una colazione informale in villa Rusconi-Clerici, a 300 m dallo sbarco, a base di spaghetti, formaggio prosciutto e vino, felicissimi di avere intorno noi molti subacquei, nuotatori e vogatori, in una parola gli amici del lago, sia per la nuotata, in acqua o in barca, sia per la serata del 14 marzo.
Francesco Rusconi-ClericiRoberto
Troubetzkoy Hahn

ISOLANDO - 13 Luglio 2008

Dopo tante tappe a nuoto lungo le coste del lago, è nata l'idea di organizzare una traversata del lago con un tragitto particolare, tagliando il Golfo Borromeo da Pallanza Verbania fino a Baveno non semplicemente lungo il percorso più breve, ma facendo boa intorno alle splendide isole che impreziosiscono il Lago. Partendo dalla Piazza del Municipio a Pallanza si girerà intorno all'isolino San Giovanni per poi costeggiare il lato nord ovest dell'isola Madre e sfilare in mezzo all'isola Pescatori e all'isola Bella sbarcando poi sul lungolago di Baveno.

Il senso di percorrenza dalla sponda nord alla sponda sud del Golfo potrebbe essere invertito di anno in anno o in base alle previsioni meteorologiche, contribuendo a trasformare la traversata a nuoto in un evento sportivo a cadenza annuale che potrebbe raccogliere consensi non solo fra gli sportivi del lago ma anche fra gli appassionati della natura che si troverebbero a partecipare ad un evento fisicamente certamente impegnativo ma di grande soddisfazione, nello scenario naturale straordinario rappresentato dal Golfo Borromeo, con le montagne e le isole sempreverdi che lo punteggiano. La nuotata sarà non competitiva, a metà strada fra una passeggiata e una avventura sportiva, della lunghezza complessiva di circa 6 km, ed è consentito l’uso delle pinne.

Il tempo complessivo per il percorso può essere stimato per nuotatori anche non eccessivamente esperti in poco più di 2 ore e l'assistenza con barche a remi e mezzi delle forze dell'ordine consentirà agli sportivi di partecipare senza alcuna preoccupazione, con la possibilità in qualunque momento di risalire in barca e riposarsi per ripartire o assistere i compagni che stanno nuotando.

Esordio sfortunato della ISOLANDO!

Domenica 13 luglio alle 8:30 di mattina ci siamo presentati in tre sulla piazza di Pallanza per verificare la fattibilità della traversata.
La notte era stata tremenda: pioggia scrosciante, vento forte, temporali con tuoni e lampi sul lago, freddo, il tutto a intervalli imprevedibili; ogni mezz’ora mi affacciavo alla finestra per scrutare senza successo possibili segni di miglioramento.
Nel momento esatto in cui siamo arrivati sul lungolago aveva smesso di piovere da mezz'ora, e un filo di sole pallido illuminava la sponda opposta di Baveno, incappucciata per tutta la lunghezza da un banco di nuvole bianche che nascondeva il Mottarone e tutte le montagne fino a penetrare nella valle del Toce.
Bastava poi girarsi verso nord per vedere un cielo nerissimo e spaventoso, con brandelli di nuvole basse che correvano verso sud, mentre al di là dell'Isolino si vedeva il lago ribollire di onde e creste create dal maggiore, il nostro vento che soffia dalla Svizzera.
Lontano verso Ispra si vedeva anche nettamente che stava piovendo da alcune nuvole scure ferme a mezz'altezza sopra il lago.
L'acqua all'altezza dell'Isola Madre era percorsa da refoli di aria per il momento non ancora sufficienti per sollevare onde.
Qualche spaccatura in mezzo al cielo sopra di noi, bianco di nuvole ovattate, lasciava sperare in un possibile miglioramento.
Ci siamo consultati anche con qualche vecchio barcaiolo presente sul posto, il quale, a parte la solita considerazione che un mese di luglio come questo non si è mai visto, ci confermava che l'unica cosa che tendeva ad escludere che era che potesse salire il mergozzo, il vento più pericoloso e che ci avrebbe ostacolato nella traversata, in quanto era invece assolutamente prevalente il vento da Nord, ma che questo rischiava di portare i temporali molto rapidamente ad estendersi sopra tutto il lago e in realtà il temporale era la cosa che tutti temevano al massimo: nuotare nell'acqua sotto i lampi è considerato, e penso a ragione, un rischio gravissimo in quanto la testa o le braccia che emergono durante il movimento possono attrarre facilmente la scarica di una folgore.
Alla fine non ce la siamo sentita di partire per la traversata, perché la persistenza per 2 ore di condizioni almeno decenti non era assolutamente probabile.

Eravamo abbacchiatissimi e l'unica cosa che ci siamo sentiti di fare, proprio per non tornare a casa senza neanche aver bagnato i piedi nell'acqua, è stata quella di decidere un simpatico giro a nuoto dell'isolino; e detto e fatto il Bani, il Diego e io ci siamo tuffati, accompagnati per qualche metro anche dai due esuberanti e simpaticissimi ragazzi di Bani, e abbiamo fatto il giro dell'isolino San Giovanni, un percorso assolutamente tranquillo, della lunghezza complessiva di circa 1 km e 400 e quindi una distanza di poco inferiore ad un terzo di quella che avremmo dovuto fare per arrivare da Pallanza a Baveno.
I nostri amici della polizia ci scortavano, anche se evidentemente in quel breve tragitto i rischi erano assolutamente minimali, perché in giro non c'era un solo motoscafo a vista d'occhio, viste le condizioni precarie del tempo, ma la loro presenza ci è sempre estremamente gradita.
Dopo la nuotata un rinfresco improvvisato in villa Rusconi-Clerici, con caffè, salame, vino, torte, patatine, ecc. perché non si sapeva bene se era una colazione ritardata o un aperitivo anticipato; complessivamente a questo punto eravamo poco meno di una ventina di persone fra mancati nuotatori e mancati accompagnatori e come sempre è stato simpatico trovarsi insieme, anche se in occasione di un'avventura andata buca.
Ci siamo lasciati cominciando a lanciare le prime ipotesi di data per la ripetizione di questa traversata che vogliamo fare a tutti i costi, riconfermandoci quanto sono divertenti e interessanti questi nostri spezzoni di divertimento sportivo e di amicizia.

ISOLANDO 2008: secondo tentativo


Dopo la rinuncia per maltempo dello scorso 13 luglio, il dispiacere di non aver potuto nuotare intorno alle nostre isole, ci ha spinto ha riprogrammare la nuotata per sabato 13 settembre. Anche questa volta, malgrado le pessime previsioni del tempo per tutto il week-end, la mattina di sabato ci siamo trovati pronti per la partenza dalla piazza di Pallanza con il cielo coperto ma senza pioggia.
Il lago era calmo e le condizioni buone per la nuotata, la temperatura intorno ai 18°. Tuttavia la saggezza ci ha consigliato di ridurre il percorso evitando la circumnavigazione delle isole per passare a nord delle stesse e puntare direttamente all’arrivo di Baveno.
Partenza dunque alle 9.45:
- Francesco Rusconi-Clerici
- Bani Brandolini
- Moni e Francesco Queirolo
- Susi Musso
- Marco Bruno
- Paola Cucchi
con l’accompagnamento della vela di Marco Bruno, il canotto di Francesco e l’immancabile vedetta della Polizia. Subito dopo la partenza qualche goccia di pioggia non ci ha certo scoraggiato e siamo arrivati dopo circa 22 minuti all’Isola Madre, avendo fatto il 40% del percorso, ma qui oltre alla pioggia più battente è iniziato un furioso temporale con il cielo nero, una quantità di fulmini e un’atmosfera da tempesta.
In acqua si sarebbe potuto procedere…se non fosse stato per la paura dei fulmini. Consulto tra gli accompagnatori e la polizia: i fulmini quando si è in acqua sono altrettanto pericolosi come quando ci si trova in montagna ed è bene togliersi di mezzo.
Così risaliamo sulle barche, è quasi difficile distinguere la differenza tra quando si è in acqua e fuori, tanto è la pioggia che cade intorno e riempie le barche.
Si ritorna al caldo rifugio di Villa Rusconi-Clerici, dove Violante ha preparato per tutti un lauto pranzo.
Con l’allegria e la gioia di stare insieme, resta però anche il dispiacere di non avere potuto concludere la nuotata per la seconda volta, acuito dal fatto che poi nel pomeriggio, malgrado continuasse a piovere, non c’era più il temporale e si sarebbe potuto continuare.
Quest’anno è andata così. Appuntamento alla prossima stagione!

PROGRAMMA LONGALAGO 2008


RELAZIONE LONGALAGO 2008 - NUOTATA DA ANGERA A LUINO

Nel 2006 e nel 2007 alcuni amici erano andati a nuoto costeggiando il Lago Maggiore da Pallanza fino a Locarno e da Suna a Sesto Calende, fino al Ticino.
Non era un progetto. Era un atto d’amore dei promotori Francesco Rusconi-Clerici e Roberto Troubetzkoy Hahn verso il loro lago.
Prima però bisogna dire perché il tutto era nato.
Un tempo i porticcioli e le darsene si riempivano di alghe e in mezzo alle alghe brulicavano i pesci…ma oggi le alghe non ci sono più, si spera che i pesci ci siano, ma dove?
E così aveva avuto inizio l’avventura, svoltasi con tanto successo negli anni scorsi per la sua natura non competitiva, per il fatto che tutti si sono potuti aiutare con le pinne, maschera e boccaglio, per l’aver costeggiato tratti di lago che non si vedono nella medesima prospettiva dalla strada e neanche da un’imbarcazione, e per l’idea che sembrasse un gioco.E pian piano, mentre si macinavano i chilometri di nuoto, si era fatto avanti il pensiero di fare tutto il giro del lago, sia per ottenere delle risposte, sia per avvicinare le due sponde che vivono vite molto separate. E’ quindi con piacere che anche questo anno si continuerà con la LONGALAGO 2008, percorrendo le coste da Angera a Luino con le medesime finalità.
Le finalità sportive, prive di qualunque ambizione agonistica, propongono un modo affascinante di esplorare uno dei più bei laghi italiani, immergendosi nella vita delle sue sponde, in un viaggio inusuale ma dal ritmo umano. Il monitoraggio della risposta fisica dei partecipanti durante le tappe più impegnative potrà contribuire ad arricchire in ciascuno la conoscenza delle proprie risorse in un’avventura vissuta nella dimensione dell’acqua.
Le finalità culturali tendono a riappropriarsi delle sponde, ricchezze naturali del Lago, oggi considerate semplice frangia della strada, per riscoprire la loro straordinaria dignità di luogo di confine tra terra e acqua.I contatti con i paesi rivieraschi saranno occasione di incontri ed eventi legati alla vita del lago e coinvolgeranno gli spettatori, i curiosi, i turisti e tutti i partecipanti in una manifestazione speciale.
Le finalità scientifiche consistono nell’osservazione dell’ambiente acquatico costiero, da cui dipendono il benessere di molte specie animali e vegetali e l’integrità della vita del Lago.
Il programma prevede un itinerario suddiviso in 5 tappe, nei giorni 22 – 28 - 29 giugno 2008 e 6 - 7 settembre 2008 e coinvolgerà tutti i paesi rivieraschi da Angera, proseguendo verso l’alto lago, con meta la città di Luino.
Modalità
La nuotata sarà rigorosamente sottocosta, con maschera, pinne, boccaglio e possibilmente muta, in quanto la temperatura dell’acqua sarà prevedibilmente bassa. L’organizzazione fornirà assistenza alla partenza e all’arrivo delle tappe, un palloncino numerato e i natanti di scorta per la sicurezza dei nuotatori e la raccolta dei campioni prelevati.
I partecipanti
Ogni tappa è una passeggiata a sé e chiunque può liberamente partecipare, iscrivendosi alla partenza riempiendo un modulo di assunzione di responsabilità, che per i minorenni dovrà essere firmato da un genitore. Alcune tappe sono molto lunghe e sono consigliate solo a persone allenate ed esperte di sport acquatici, anche se in ogni momento i partecipanti possono interrompere la fatica e farsi recuperare dalle barche d’appoggio.
L’organizzazione è maturata nelle edizioni degli anni scorsi affrontando gli aspetti della sicurezza e assicurativi, delle responsabilità, permessi, ecc.
Gli aspetti della comunicazione saranno curati coinvolgendo la stampa e i mezzi locali per dare risalto anche agli aspetti scientifici legati all’evento e garantire una partecipazione significativa della società locale.
L’appoggio delle forze dell’ordine e delle associazioni sportive sarà utilissimo per garantire il corretto svolgimento delle prove con la massima tutela dell`incolumita’ dei partecipanti.

La Tappa 1 - 22 Giugno 2008: ANGERA - ISPRA km. 6,90

La tappa di domenica 22 giugno è probabilmente la più lunga di quelle fino ad oggi affrontate.
Credo che sia giusto premettere che è molto difficile dare una misura ragionevolmente esatta delle distanze da percorrere; durante gli anni scorsi il sistema che usavamo era quello di trasferire una mappa geografica in autocad e disegnare sulla stessa mappa una linea spezzata (poyline), di cui il programma dà automaticamente il conteggio della lunghezza.
La procedura però è abbastanza macchinosa e quindi ero arrivato impreparato domenica mattina quando tutti mi chiedevano come al solito una distanza esatta ai due decimali e avevo improvvisato tirando a valutare ad occhio una lunghezza di circa 7 km; ieri per fortuna il nuovo arrivato Manuel Cardana, molto più giovane e quindi più evoluto tecnologicamente di me, mi ha suggerito di utilizzare il pacchetto gratuito di Nike Plus con il quale è possibile tracciare in modo rapidissimo percorsi, conteggiarne le lunghezze e memorizzarli per il futuro: è chiaro che la Nike pensava a percorsi terrestri, ma è evidente che si possono tranquillamente valorizzare percorsi sull'acqua e così ho immediatamente fatto, scoprendo che la tappa percorsa effettivamente è molto vicina ai 7 km, esattamente come la prossima da Ispra a Arolo.
Poi ognuno di noi nuotando percorre delle traiettorie non precise composte spesso da continui zig-zag che indubbiamente allungano il percorso reale di una buona percentuale; io per esempio faccio molta fatica a nuotare diritto nell'acqua alta senza riferimenti di fondo e preferisco potermi orientare continuamente su di esso, anche se mi rendo conto che anche così spesso mi sorprendo a nuotare con delle deviazioni anche superiori a 45° rispetto alla traiettoria ideale; più poi sono stanco e più tendo a nuotare in maniera disordinata perdendo la direzione continuamente.
Torniamo però al resoconto della prima tappa della Longalago 2008.
Da Pallanza una dozzina di persone si è mossa con due vetture e un canotto, in quanto un altro motoscafo previsto per l'organizzazione aveva avuto problemi di accensione rendendo in effetti un po' critica l'assistenza ai nuotatori durante la giornata.
Ad Angera ci aspettavano già alcuni amici, tutti preoccupati per il tempo che si annunciava pessimo in quanto sulle montagne alle spalle di Arona era in corso un bel temporale con pioggia e forti tuoni che, se si fosse spostato sopra il lago, ci avrebbe forse addirittura sconsigliato ad entrare in acqua perché nuotare con i lampi sopra la testa è sempre una situazione molto poco gradevole.
Per fortuna il temporale si è allontanato e ci siamo potuti preparare ad entrare nell'acqua sulla spiaggia comunale di Angera, parzialmente occupata da un cantiere in corso di completamento, ma graziosa con un fondo naturale e grandi salici piantati con i piedi dentro l'acqua.
La sorpresa più bella è stata di scoprire che stavamo per vestirci ed entrare in acqua addirittura in 14, uno dei numeri più grandi per una singola tappa e anche imprevisto tenendo conto del tempo spaventoso che fino a pochi giorni prima aveva flagellato il Lago Maggiore tenendo la temperatura dell'acqua pericolosamente bassa: lunedì pomeriggio ancora mi veniva infatti comunicata una temperatura a Ghiffa alla profondità di 1 m di 16.9°!


Domenica invece l'acqua probabilmente stava intorno ai 19°, con qualche punto con correnti fredde sul promontorio di Ranco, e quindi era accettabilissima; Luciano Riva é stato l'unico che ha nuotato per tutta la tappa senza muta, mentre il nuovo arrivato Tazarine Hamza, grande promessa originario del Marocco, ha nuotato con una muta a saloppette, venendo fuori dall'acqua però blu dal freddo e con vistose escoriazioni dovute allo sfregamento delle bretelle.
Oltre a Tazarine altre 3 new entry: Stephane Cosse, svizzero di nascita, Antonello Toniolo e Manuel Cardana, con grandissima soddisfazione degli habitués fra i quali spicca la Susy Musso per determinazione e potenza sportiva e la Erica Bresadola per la stoica determinazione con la quale affronta queste tappe lunghissime con il suo personalissimo stile definito similrana.
Montante, Magistri, Baccelli e Bruno sono delle vecchie conoscenze che siamo sempre felici di riavere con Roberto, Diego e me.
La partenza ripete il rito di sempre: Erica, Troubetzkoy e io sembriamo incollati con i piedi alla spiaggia e vediamo partire in un turbine di acqua il gruppo dei nuotatori veri che sappiamo non rivedere fino all'arrivo!

Intanto anche la squadra dell'assistenza, oggi molto ridotta numericamente, si mette in moto, e consiste solo in due kayak, uno guidato dal leggendario Nello, e il mio vecchio canotto contestatissimo da mia moglie in quanto sente solo la voce del padrone e parte solo quando a girare la chiave dell'accensione sono io.
In effetti durante lo svolgimento della tappa si è poi visto che con un numero così elevato di nuotatori l'assistenza era troppo limitata: non era un fatto voluto, ma è capitato perché è un motoscafo che doveva essere disponibile aveva avuto problemi di accensione alla sera prima imprevistamente.
Comunque dopo la partenza mi sono avviato tranquillamente, conscio della mia inferiorità sportiva rispetto al gruppetto di testa, provando un nuovo paio di pinne al carbonio di lunghezza spropositata, con le quali avevo inutilmente sperato di riuscire a diminuire le distanze con i nuotatori veri, inutilmente perché in realtà probabilmente ho fatto una fatica tremenda e sono andato avanti a velocità inferiore di quella abituale.
Messa da parte la mia ambizione sportiva mi sono messo come al solito ad esaminare il fondale che mi passava sotto mentre brumeggiavo; all'inizio da Angera in fondo era estremamente monotono, con una lenta discesa verso il largo, sabbioso e sassoso a tratti, praticamente completamente privo di pesci, come anche durante tutto il resto della nuotata non ne ho praticamente mai visti.
Un solo grande cavedano, nessuna biscia d'acqua, un persico, un piccolo branchetto di coregoni di modesta dimensione e basta.
Solo, attaccati a tutti i possibili ripari quali pali, moli, galleggianti, nuvole di piccolissimi avannotti, probabilmente in grande ritardo di crescita rispetto alle medie stagionali per le basse temperature dell'acqua fino a questi giorni.
Lungo tutta la prima parte del percorso una infinità di scivoli a lago, quali in cemento, quali in ferro, i più recenti in acciaio inox, con binari affondati dovunque disordinatamente insieme a tubi in cemento di vecchie fognature, grandi pneumatici da autocarro, al punto da chiedersi perché nessuno di quelli che abitano su queste sponde in queste villette a mio parere molto brutte, ma sicuramente molto amate dai loro padroni, si prenda mai la briga di scendere in acqua e allontanare qualcuno di questi rifiuti.
Io credo anche che la maggioranza di questi scivoli spesso diroccati sia abusiva o non a norma, e credo che dovrebbe essere obbligatorio per chiunque realizzi anche regolarmente un manufatto del genere, di eliminarne poi i resti dopo l'abbandono o dopo la decadenza del permesso.
Però questo è un sentimento mio, ovvero di uno che guarda sott'acqua, mentre la grandissima maggioranza di chi vede il lago lo vede solo come una superficie bellissima e riflettente, di colore azzurro, blu, verde, argento ma non pensa assolutamente a quello che sta sotto di essa.
Complessivamente un fondale noioso fino alla punta di Ranco, con in più il fastidio continuo di questi ostacoli imprevisti da superare.
Però ogni tanto cominciavano ad apparire dei tratti di costa non costruita fino alla sponda del lago e tratti sempre più numerosi di canneto cominciavano a punteggiarla, ridandomi un po' di buon umore e una maggiore voglia di guardare con attenzione alla ricerca di pesci.
Però, anche lì non ho visto traccia di pesci, e io, che ho sempre sognato che sul limitare dei canneti sul fondo siano appoggiati grandi luci in attesa di pesci più piccoli che sbadatamente si allontanano dalla protezione delle canne, sono rimasto deluso nelle mie aspettative.
Ogni tanto dal fondo sabbioso qualche ciuffo o qualche ramo di Miriophillum sporge a ricordare che le condizioni per la sopravvivenza delle piante acquatiche dovrebbero esserci: è anche possibile che la scarsità di piante che vedo sia dovuta al fatto che queste non hanno ancora risentito dell'innalzamento della temperatura dell'acqua che probabilmente è ancora limitata al primo metro superficiale di profondità, e non stanno ancora cominciando a buttare la vegetazione estiva.
Dopo Ranco, girata la punta, in fondo in fondo in fondo vedo piccolissime le vele delle barche che regatano davanti al circolo velico di Ispra dove ci stanno aspettando, ma la distanza è ancora almeno di 3 o 4 km e si accorcia con una lentezza esasperante.



È meglio non pensarci e distrarsi a guardare la costa, sempre più bella e il fondale che diventa più interessante: ogni tanto incontro entrando nella baia di Quassa dei giganteschi trovanti appoggiati sul fondo ormai interamente sabbioso; sono trovanti di materiali fra loro diversi, vedo dei graniti chiari, vedo dei grandi blocchi che sembrano di beola, quasi a riva dall'acqua sporge un gigantesco macigno di granito rosso, alto probabilmente dal fondo non meno di 7 o 8 m, e mi viene fatto di pensare che questi trovanti siano di trasporto glaciale e che il fatto che siano ancora depositati in superficie sopra alla sabbia significa probabilmente che la quantità di sedimento in sospensione è molto modesta.
Il fondo della baia a circa 4 metri di profondità ad un certo punto si copre interamente di vegetazione molto bassa, difficilmente leggibile con l'acqua così poco trasparente come è oggi e mi riprometto di tornare quando ne avrò il tempo a portare in superficie qualche esemplare di queste piante che potrebbero essere delle najas.
I grandi bivalvi disegnano ogni tanto dei curiosissimi cerchi perfetti strisciando nella sabbia al punto che viene da pensare talvolta che siano dei manufatti affondati, ma ancora nessun pesce.
In superficie invece si comincia a vedere lo spettacoloso giardino della villa già Sagramoso, con la darsena grande come un piccolo stagno, con i prati digradanti, con un bosco di conifere lunghissimo a correre lungo il muro di confine verso lago, con un colpo d'occhio complessivo straordinario e che riporta indietro ad altri tempi.
Mi rendo conto che manca ancora più di mezzo chilometro perché devo superare tutto il paese di Ispra e il porticciolo per arrivare fino al circolo velico e mi preparo ad affrontare l'ultima faticosa parte della mia nuotata, quando vedo invece che da riva mi fanno grandi segnali: sono i miei amici che si sono sbagliati e sono scesi sulla prima spiaggia che hanno incontrato!
Devo dire che anche a me non pare vero e puro dispiacendomi di aver tirato un bidone al gentilissimo presidente del circolo velico che ci sta aspettando, esco dall'acqua felice di aver finito questa tappa così lunga, specie tenendo conto del fatto che sono completamente fuori allenamento.
Torniamo a ripescare con il canotto la infaticabile Erica che continua assistita cavallerescamente dai due canoisti e finalmente la tappa è finita.
Sono stanco, però come sempre sono felice, felice di avere affrontato e superato uno sforzo non indifferente, di avere rivisto i miei amici, di essere arrivato sempre più vicino verso il completamento del giro del lago, che all'inizio sembrava una impresa assurda, neanche lontanamente realizzabile, e che sentiamo invece ad ogni tappa un pochino più vicino.
Alla prossima tappa!, sperando che l'acqua sia ancora un po' più calda, che diventi più limpida e che io possa incontrare qualche bell'esemplare dei pesci che mi piacciono tanto; in particolare mi piacerebbe vedere qualche bel luccioperca o qualche grande tinca e, perché no, anche qualche bel persico trota.

La Tappa 2 - 28 Giugno 2008: ISPRA - AROLO km. 6,90

Ci aspetta un'altra tappa di 7 km di lunghezza. E’ una distanza ancora maggiore di quella della settimana scorsa, ma non c'è motivo di preoccuparsi perché sei giorni prima, anche senza allenamento, eravamo riusciti a superare brillantemente quel primo esperimento di tappe lunghe.
Partiamo come al solito alle otto di mattina con il canotto da Pallanza, però abbiamo la sorpresa che, contrariamente a tutte le previsioni del tempo che avevamo controllato fino alla sera, ci attende una mattina dalle luci incredibili, dai colori lividi in una mancanza innaturale di aria e di luce.
Il lago è verde, ma assolutamente piatto, usciamo dal Golfo di Pallanza e vediamo lo spettacolo incredibile di una nuvola nerissima concentrata sopra il lago, dalla quale si vede scendere verticalmente la pioggia.
Ho anche fotografato quello strano fenomeno che non avevo mai visto, era come se a qualche centinaio di metri sopra al lago ci fosse un soffione di una doccia che buttava giù acqua e si vedeva in maniera nettissima la colonna d'acqua che scendeva, mentre dietro riprendeva di nuovo il sole.

Ho tentato di evitare la doccia portandomi a ridosso della costa di Laveno ma non sono riuscito assolutamente a sottrarmi all'infelice lavata per cui, cercando di ripararci in qualche modo sotto il telone di prua del canotto siamo andati avanti stoicamente verso la nostra meta, tremando di freddo perché non avevamo con noi neanche una giacca a vento o qualche cosa con cui proteggerci.
Per fortuna improvviso come era cominciato lo scroscio termina e arriviamo a Ispra puntualissimi per incontrarci con i nostri amici.
Siamo in otto nuotatori, ci vestiamo sulla spiaggetta attrezzata del circolo velico, molto graziosa, e affrontiamo la nostra tappa di oggi.
Il primo pezzo del percorso è interessante perché subito dopo il paese inizia la punta rocciosa del promontorio del Monte dei Nassi, di roccia bianca e calcarea, che presenta un fondale molto simile a quello di una scogliera di mare.
Fuori dall'acqua vediamo i vecchi edifici delle fornaci, che un tempo erano molto frequenti intorno al largo, perché il trasporto dei materiali da costruzione, come anche la calce, era molto meno costoso per via di acqua.
Non incontro però pesci, se non un grosso cavedano e i soliti avannotti, che mi danno la sensazione di essere già cresciuti rispetto alla settimana scorsa, e ciò è assolutamente possibile perché la loro crescita nelle prime settimane di vita è rapidissima.
Come al solito io nuoto rasentando il filo della costa, mentre la squadra di nuotatori veloci si allontana percorrendo una rotta diritta e tagliando tutte le baie lungo un ideale rettilineo.
La sensazione all'inizio è che io sia avvantaggiato da una corrente favorevole lungo la sponda verso Nord e infatti quando ci confrontiamo all'arrivo Diego mi conferma di avere avuto contro una corrente non indifferente, la quale per compensazione ha generato un flusso opposto verso riva.
La totale mancanza di pesci mi fa nuotare distrattamente e così il tempo passa senza che quasi me ne accorga e arrivo rapidamente a doppiare la punta del promontorio, da lì in fondo in fondo in fondo, molto lontano, vedo le barche a vela di Monvalle: sono ancora almeno a 3 kilometri ma quando si è in ballo si deve ballare!
Così giro la punta e comincio ad affrontare la lunghissima baia; l'acqua diventa subito più torbida, il fondo non si vede ma si capisce che sta rapidamente salendo e che è tutto di sabbia.
Ad un certo punto mi spavento perché dall'acqua torbida vedo emergere verso di me delle forme che non riesco a riconoscere subito, in realtà sono dei ciuffi probabilmente lunghissimi di miriophillum che sembrano quasi venirmi contro dal nulla, molto numerosi e distribuiti su gran parte della baia.

Mi immagino che siano lunghi anche 4 m e, dato che arrivano abbastanza vicino alla superficie penso che quando il lago è mezzo metro più basso di oggi, ovvero al livello medio normale, queste piante arrivino fino in superficie, a meno che si siano allungate molto di più del solito quest'anno per cercare la luce del sole.
La costa del lago è completamente integra, con lunghissimi canneti che si protendono nell'acqua, e, come ho già notato l'anno scorso, le canne crescono disinvoltamente sia nel fondo di sabbia finissima che nel fondo sassoso di ciottoli compatti, il che significa che i loro rizomi hanno una significativa capacità di penetrazione nel terreno.
Continuo a non vedere pesci, anche se l'acqua è talmente torbida che potrebbero passarmi vicinissimo senza che io li riconosca assolutamente e continuo a nuotare verso nord; passo la foce di diversi torrenti che si gettano nel lago, percependo nettamente che le loro acque sono decisamente più fredde di quella del lago, e vedo avvicinarsi le barche ancorate dove termina la baia.
Finalmente vedo le prime case e capisco che sono arrivato vicino all'arrivo perché mi ricordo che dovevamo sbarcare molto vicino al piccolo promontorio roccioso che vedo avvicinarsi abbastanza rapidamente (forse l'avverbio non è dei più appropriati!).
Passo vicino al ristorante di Sasso Moro, sfilo di fianco al molo in blocchi di granito del porticciolo, sperando almeno lì di incontrare qualche bel pesce e finalmente sono arrivato ad Arolo: i miei amici nuotatori veloci come al solito sono già pettinati, eleganti, rilassati ecc. come se fossero appena arrivati e scesi dalla macchina.
Mi aspetta il gentilissimo presidente della pro loco del comune di Leggiuno, Sig. Cerutti, che ci omaggia di uno stampato con delle belle fotografie d'epoca del monastero di Santa Caterina del Sasso e soprattutto mi conferma di avere avvertito il titolare del baretto lungolago di prepararci qualche cosa da mangiare.
Qui forse comincia la parte meno sportiva ma più gradita della tappa: dalla cucina del baretto spuntano dei bellissimi vassoi di portata a base di farro, couscous, conditi con pomodoro olive prezzemolo, insalata, vino, birra, ecc.
Intanto è venuto un sole bellissimo e così la nostra bella tavolata di quasi 20 amici si anima delle solite chiacchiere di quando si è contenti e finalmente si sente che l'estate è arrivata; la pioggia gelida di questa mattina è ormai un ricordo e ci lasciamo dandoci appuntamento nello stesso posto per domani mattina.

Tappa 3 - 29 Giugno 2008: AROLO - LAVENO km. 6,90

La tappa di oggi è della stessa lunghezza di quella di ieri, anche se a sensazione potrebbe sembrare addirittura più lunga.

Partiamo da Pallanza con il solito trasferimento in canotto durante il quale ci portiamo anche sotto costa a Laveno per esaminare esattamente le condizioni per l'arrivo in paese, in modo da essere tranquilli quando arriveremo nella vicinanza del pontile dei traghetti, che con le loro eliche davanti e dietro fanno una notevole paura a chi sta in acqua a nuotare.
Però la situazione è tranquillizzante e così andiamo avanti verso Arolo fino a portarci davanti al baretto della carinissima colazione di ieri a mezzogiorno.
Con puntualità degna di una seria attività di lavoro e non di una semplice avventura sportiva ci ritroviamo sempre pronti tutti insieme per prepararci e vestirci.
Il tempo è grigio, ieri hanno dato previsioni di temporali durante la giornata, ma questi per fortuna arriveranno violenti solo nel pomeriggio, quando noi ormai saremo tranquillamente ritornati a casa.
Quest'oggi siamo in 10 nuotatori, quindi il buon numero di partecipanti si riconferma anche oggi.


Ci prepariamo, controlliamo reciprocamente di avere fissato bene le chiusure lampo delle mute, soprattutto sul collo, che è un punto estremamente delicato per i numerosissimi sfregamenti che subisce durante il nuoto, dove dobbiamo sempre ricordarci di spalmare un po' di vaselina per evitare di uscire dall'acqua con abrasioni significative, che poi farebbero fatica a rimarginarsi in tempi brevi.

Ci immergiamo e partiamo, come al solito si forma un gruppetto di punta, composto da Novella in testa, il giovane marocchino Tazarine a tallonarlo, poi Cosse e in chiusura la Susy Musso, imprevedibilmente potente nella nuotata a giudicare solo dal fisico aggraziato e sottile.Questo gruppetto procederà come al solito a un ritmo elevato dall'inizio fino alla fine di tutta la tappa: un giorno bisogna che io mi dia malato per poter ammirare dalla barca questo loro velocissimo trenino.
Tutti gli altri procedono dietro, come al solito in modo sciolto, nessuno si abitua a nuotare in gruppo; i coniugi Menni esplorano felici la costa mentre Luciano Riva, rigorosamente senza muta come Angela, nuota sempre solitario in mezzo al lago, fino a farci prendere paura quando abbiamo visto il suo palloncino nella baia di Laveno diretto ad incrociare la rotta dei traghetti.
Comunque il percorso si rivela estremamente bello da subito; appena girata la punta di Arolo ci troviamo a sfilare lungo la parete rocciosa sulla quale si incista il monastero di Santa Caterina del Sasso, giustamente famoso.
Sott'acqua è altrettanto bello come fuori dall'acqua, continuo a impigliarmi nei rami degli alberi che crescono disordinatamente lungo le pareti a picco, in genere fichi, che scopro con curiosità emettere dai rami immersi nell'acqua radici per aiutarsi a trovare il sostentamento che probabilmente su quella parete rocciosa e arida non è ricco.
Ho sempre pensato che le tane e le spaccature che si vedono nella roccia chiara fossero la tana ideale per i persici, però non ne vedo neanche uno come non vedo pesci fino alla fine di questa lunga parete; in una fessura un metro sott’acqua vedo curiosamente incastrato invece un pallone da calcio!
Passo sotto il monastero, dove noto che la parete è bucherellata di tiranti e di pezzi di ferro che sono stati inseriti per irrobustire e prevenire possibili spaccature nella roccia che, essendo una marna calcarea, sicuramente non è molto resistente.Subito dopo Santa Caterina la parete a picco finisce con un paio di ville fortunate inserite a picco vicino all'acqua e poi il fondale cambia completamente perché ritorna sabbioso, di una grande sabbia finissima marina, e finalmente incomincio a incontrare i primi pesci.
La baia davanti a Leggiuno è piena di brillanti alborelline e ogni tanto incontro dei maliziosi cavedani che probabilmente le stanno con finta innocenza tenendo d'occhio.
Un tratto di costa sabbiosa, intervallata da tratti di canne palustri, e in fondo comincio a vedere le case della prima frazione di Reno, dove arrivo dopo un bel pò di minuti.
Attacco il promontorio occupato da una delle più belle ville del lago, con uno sviluppo di sponda di almeno 1 km, con al centro una magnifica spiaggia piantumata con una ventina di Taxodium in piena acqua, e poi subito dopo l'arrivo al paese di Reno.
Proprio mentre mi viene voglia di dire ai ragazzini che pescano dal muraglione del porto di Reno che è perfettamente inutile stare a pescare con le loro cannette in acqua, ecco che vedo i primi branchetti di coregoni, poi subito una bella tinca di un paio di chili che viaggia tranquilla a 3 m di profondità.
Sorpasso il paese e il fondale diventa sassoso con blocchi di granito sparsi e scopro con grande stupore che lungo tutta la costa sott’acqua passa una tubazione di cemento, abbastanza bene mimetizzata con blocchi di granito cementati a nasconderla, ma complessivamente mi sembra una scelta abbastanza infelice perché se è una tubazione che porta acque di fognatura in pressione si poteva tranquillamente metterla molto più profonda in maniera che non la si vedesse proprio, anche se devo ricordarmi quello che non mi viene mai in mente, ovvero che in fondo sott'acqua ci guardo solo io e pochissima altra gente.


Poi ancora pesci, un po' di alborelle, qualche grosso cavedano poi l’incontro sorprendente 3 m sotto di me con una grossa anguilla di diametro forte, della lunghezza di quasi 1 m e mezzo, che si spaventa moltissimo vedendomi e scappa via verso il largo terrorizzata.È tanto tempo che non mi capita di incontrare delle anguille perchè sono animali dalle abitudini notturne e quindi tendono ad uscire in caccia delle loro prede solamente dopo il tramonto.
Anche due bellissimi persici sole, che sono ormai così rari, poi ancora cavedani.
Sfilo davanti alla bella villa Castellini, e poi continuo a costeggiare i muraglioni di ville belle, con vecchie darsene maestose realizzate con grande muraglioni di granito secolare.
E intanto il tempo è diventato sempre più bello, è uscito il sole e con questo sono uscite in acqua un sacco di barche che creano un moto ondoso abbastanza significativo per noi che nuotiamo.
Anche i giardini delle ville che costeggiamo cominciano a essere abitati e il nostro passaggio probabilmente crea sempre un'imbarazzata curiosità da parte di chi si chiede da dove stiamo arrivando e dove mai stiamo andando, ma nessuno ha il coraggio di farci una domanda anche se poi qualche ora più tardi sicuramente si chiederà dove mai siamo finiti perché nessuno crederà che stiamo facendo una passeggiata lungo tutto il lago; in effetti il giorno prima il giornale La Prealpina ha scritto gentilmente un articolo su di noi ma probabilmente nessuno ci identifica come i protagonisti della “famosa” LONGALAGO.
Piano piano mi accorgo che sulla sponda piemontese alla mia altezza ormai c'è la punta della Castagnola e che quindi sono in dirittura d'arrivo; poco dopo infatti inizio a costeggiare il giardino del vecchio forte austriaco, di forma tondeggiante, bellissimo nella sua apparenza così rigorosa, costruito in grandi blocchi lavorati di granito, apparentemente colpiti in diversi punti dal fuoco dell'artiglieria, anche se mi pare di ricordare dalle vecchie stampe che l'attacco notturno di Garibaldi al forte di Laveno fu portato al forte che sta a nord della baia, ma forse mi sbaglio.
Ormai sto entrando nel Golfo di Laveno, sempre più onde danno fastidio mentre si nuota ma, mentre ormai non mi aspetto più nulla di speciale, ecco il tratto più interessante per i miei incontri subacquei: la sponda sprofonda diritta con qualche baietta piena di detriti di grandi tronchi portati verso questa baia e intrappolati probabilmente dagli impetuosi venti del mergozzo, e in mezzo ai rami immersi a fondo vedo centinaia e centinaia di gardon, belli grassottelli e in forma, ed a un certo punto, abbastanza a fondo una tinca di un bel peso, e mi ricordo che oggi è San Pietro e Paolo, il 29 giugno, e nella tradizione familiare è proprio oggi che a Pallanza arrivavano le grandi tinche a depositare le uova nella nostra darsena.
Poi ancora branchi di coregoni e ancora gardon e poi sono ormai al fondo della baia, dove stanno realizzando probabilmente un nuovo lungolago per i bagnanti, e dove devo attraversare con un moto di repulsione la foce del torrente che si butta nella baia in un punto chiamato giustamente Acquanera.
L'acqua è schifosa, rugginosa come all'uscita di una ferriera, sacchetti di plastica galleggiano dappertutto ma ormai sono arrivato e salto sul canotto di scorta appena prima dell’imbarcadero dei traghetti per evitare ogni pericolo.
Scendiamo al pontone davanti al municipio di città, ci cambiamo come sempre senza che i passanti manifestino grande curiosità e divoriamo con gratitudine una bella torta di crostata di albicocche preparate affettuosamente dalla mamma di Diego per Violante e me che il giorno dopo compiremo insieme un sacco di anni!
A Laveno è venuta ad incontrarmi all'arrivo anche con sua figlia Susanne una anziana signora tedesca, Maria Cirkel, che era compagna di elementari di mia mamma intorno al 1920 e con la quale ci siamo affettuosamente ritrovati dopo quasi cinquant'anni che non la vedevo!
Si vede che è tutta orgogliosa di me e forse un pochino lo merito anche, con questa mia avventura così fuori dal comune che riesco a portare a termine tappa per tappa solo grazie all'affetto dei miei amici vecchi e nuovi e alla pazienza di mia moglie.
Per intanto la LONGALAGO si ferma fino a settembre mentre il 13 luglio ci aspetta la ISOLANDO, la traversata del Golfo Borromeo da Pallanza a Baveno facendo boa intorno a tutte le isole; sarà una nuotata bellissima alla quale speriamo molta gente e molti sportivi vogliano partecipare.

Tappa 4 - 20 Settembre 2008: LAVENO - CALDE' km. 6,3

Finalmente dopo tanti weekend di tempo orribile le previsioni meteorologiche ci confortano con una indicazione di sole per sabato e di coperto senza pioggia domenica.

La temperatura però continua a scendere e infatti Laveno al nostro raduno al pontone il termometro della barca a vela di Marco Bruno indica solo 16°!

Ci contiamo e siamo però in 9 malgrado il freddo, anzi in 10 perché con un buon ritardo arriva Paolo da Melegnano, trasformato subito in “Paolo da Cannobio” che suona meglio per il Lago Maggiore ed è più facile da ricordare!

In un colpo solo ci troviamo 3 new entries e Lazzati che era venuto solo ad una tappa, quella eroica da Cannero a Cannobio nel 2006.

Ci prepariamo sul pontone davanti al municipio; un po' di passanti occhieggiano quasi imbarazzati e ci tuffiamo nell'acqua fredda piena di legname galleggiante.

La nuotata si svolge come da copione: in testa il trenino di quelli che nuotano veloci, in fondo sempre Troubetzkoy e io, qualcuno al centro.

Ci accompagna gentilmente anche un canotto della Protezione Civile di Castelveccana e così con tre barche di appoggio riusciamo a controllare ragionevolmente bene la situazione.

Il percorso è magnifico, anche se sfortunatamente l'acqua opaca non ci consente molta visibilità, la parete della costa è quasi sempre verticale, con la roccia butterata dal lavorio dell’acqua, e gli alberi abbarbicati fino ad immergere i rami nelle onde.

Pochissimi pesci visibili, sostanzialmente solo grandi cavedani, forse perché l'acqua si è già raffreddata e si stanno già rintanando verso profondità maggiori o chissà perché.

Ogni tanto quando qualche terrazzamento lo consente compaiono spettrali nell'acqua torbida colonie di esemplari lunghissimi di miriophillum; di fatto è l'unica varietà di piante acquatiche che riusciamo a recitare recensire in tutta la giornata, con un addensamento di grande effetto all'inizio della baia di Caldè.

Alcune delle ville che costeggiano sono molto belle, ben inserite nella costa rocciosa, con muri in pietra e darsene celate negli anfratti, altre invece dispiacciono per la loro invasiva sguaiatezza.

Sul lago non c'è neanche una barca e solo dopo mezzogiorno al levarsi della tramontana da sud e al rafforzarsi del sole appariranno le prime barche a vela.

Così nuotiamo tranquilli, ostacolati solo ogni tanto dai tronchi e dai rami contro i quali andiamo a sbattere con le mani o la faccia. È una tappa molto lunga ma regolare e che costeggia forse il percorso più bello di quelli incontrati fino ad adesso: il faraglione chiamato San Gallett non sfigurerebbe neppure a Capri, mentre il paesino di Caldè che ci accoglie è bellissimo nella sua tranquilla semplicità.



Lì ci aspetta la Pro Loco, la graziosa signora Barani ha preparato personalmente una focaccia deliziosa e ci viene promessa anche la trippa per il giorno dopo: cosa si può volere di più?

Ci lasciamo infine contenti della nostra prodezza e torniamo chi in città in automobile, chi in barca all'altra sponda del lago, tutti soddisfatti di questa curiosa passeggiata che continua intorno al lago.

Domani sarà l'ultima tappa della Longalago per il 2009 e dopo ci resteranno solamente quattro tappe per completare il giro del lago intero: chi l'avrebbe mai detto allora che ce l'avremmo fatta?


Cari amici, alla prossima tappa.