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La Tappa 2 - 24 Giugno 2007: FERIOLO-STRESA km. 5,40

Domenica 24 giugno comincia con un cielo nuvoloso, però non piove e soprattutto non tira vento.
Arriviamo a Feriolo per il raduno con un buon ritardo, perché la giornata della prima tappa è andata così bene tecnicamente che già ci stiamo tutti rilassando.
Ci contiamo e siamo di nuovo in 9, poi ci prepariamo attentamente assistendoci l’un l’altro per quei piccoli accorgimenti necessari per evitare abrasioni e tagli, facilissimi per la lunghezza della nuotata che ci aspetta.
Al pontile galleggiante ci aspetta il motoscafo della Polizia Provinciale, comandato da Manoni, recente protagonista, come scopriamo con grande emozione, di una scalata sull’Everest.

Più tardi arriva il canotto con i nostri amici della Polizia e abbiamo la piacevole sorpresa che oggi ci aspetta anche il motoscafo dei Carabinieri che ci scorteranno anch’essi in questa seconda tappa, che può presentare maggiori complessità perché davanti a Baveno e arrivando a Stresa il traffico di battelli di linea, motoscafi taxi, natanti da diporto, ecc. è molto intenso e, come scopriremo arrivando, tale da creare un moto ondoso molto significativo.
La tappa era programmata con arrivo intermedio a Baveno prima dell’imbarcadero, ricompattamento del gruppo, trasporto con le barche per circa 250 m a superare gli ostacoli di Baveno e ripresa della nuotata fino al Lido di Stresa Carciano, ma l’amministrazione di Stresa ci ha chiesto di procedere fino al Lido Blu per accoglierci in pieno centro di Stresa, allungando però così la tappa, già prevista di quasi 6 chilometri, di 1 ulteriore chilometro abbondante.
Un po’ questo ulteriore imprevisto tratto ci sgomenta perché il numero delle bracciate da fare diventa sempre più grande.
Tutti però decidiamo di partire ugualmente da Feriolo e la nuotata comincia, festosa come sempre, con i più veloci che si scatenano letteralmente come se dovessero nuotare per qualche decina di vasche di piscina.

È divertente vedere come ogni partecipante si sceglie un tragitto ideale e come si formano dei gruppetti che si sgranano secondo la velocità e la competizione che non manca mai anche in una nuotata come questa, dichiaratamente e manifestamente non agonistica.
Io mi porto subito sotto costa sperando di incontrare qualche bel pesce; dal fondo di ciottoli spuntano da subito parecchi blocchi di granito, più che massi erratici mi sembrano residui di lavorazione delle vicine cave finiti in acqua in modo incidentale cadendo dai barconi, perché se ne vedono effettivamente molto più numerosi del solito.
Ogni tanto dal fondo pietroso, da punti non caratterizzati in alcun modo, vengono a galla file e file di bollicine che non trovano la spiegazione perché sul fondo non c’è melma e non c’è materiale organico in decomposizione sepolto.
Quando ero piccolo, mi chiedevo sempre come il fondo di un lago potesse trattenere l’acqua e in fondo la risposta non la conosco neanche oggi che sono grande e mi viene da pensare sorridendo che queste bollicine significano che il lago perde!
Comunque, avanzando da Feriolo arrivo allo svincolo a ponte dell’uscita dall’autostrada e lì la sponda è tutta cosparsa sott’acqua di grandi massi di granito, affondati per costituire una barriera per la costruzione del manufatto stradale, a formare quasi una scogliera naturale.
L’aspetto di questa lunghissima frana appoggiata sul fondo è quanto mai naturale anche se non arriva mai ad una profondità superiore ai 2 m o 2 m e mezzo, e qui c’è una grande sorpresa: dalle tane fra i sassoni guizzano fuori cavedani e gardon in mezzo a nuvole di avannotti, assolutamente indisturbati dal rumore del traffico della vicinissima statale che invece spaventa a morte me quando una motocicletta romba velocissima a pochissima distanza sopra alla mia testa e non riesco a capire che cos’è questo rumore spaventoso che sembra piombarmi addosso.
Credo di non aver visto neanche un persico, mentre vedo con gioia 2 persici sole bellissimi e poi di colpo un incontro che mi blocca dall’emozione: una coppia di gigantesche carpe che grufolano sul fondo e che si allontanano vedendomi arrivare più per fastidio che non per paura.
Stimo ad occhio che ciascuna di quelle due bestie possa pesare intorno ai 10 kg; sono carpe normali, non a specchi, e sono stupefatto perché non ne avevo mai incontrate sott’acqua, anzi non le avevo mai neanche viste da fuori acqua, al punto che inizialmente mentre le scorgo con la coda dell’occhio penso che siano tinche e solo un attimo dopo capisco che tinche non sono, perché la dimensione è enorme.
Subito dopo ho contato a poco a poco almeno 10 grossi lucci e poi ancora altre due gigantesche carpe, il tutto su un percorso probabilmente non superiore al chilometro di costa.
Quel tratto è caratterizzato, oltre che da quella scogliera artificiale, da moltissimi salici cresciuti in riva all’acqua o addirittura dentro l’acqua, al punto che il fondale è disseminato di tronchi morti, di enormi radici affondate e di rami che entrano in acqua e forse questo crea un ambiente di contatto fra la vegetazione terrestre e l’acqua molto interessante per il pesce.
Immerso nelle fantasticazioni, non mi accorgo neanche d’aver nuotato già da più di un’ora e mi rendo conto d’essere arrivato a Baveno solo perché l’ennesima darsena contro il muro della quale rischio di sbattere è quella di villa Fedora con la spiaggia pubblica.
Alla spiaggia dell’Albergo Rigoli ci raccogliamo tutti e veniamo ricevuti dalla gentile proprietaria con un rinfresco molto apprezzato.

Siamo già in ritardo e ci spostiamo con le barche dopo il lungolago di Baveno per evitare l’imbarcadero e i motoscafi e quando ci riimmergiamo a nuotare quasi subito avvisto una quinta carpa, con un po’ di squame a specchi, e procedo guardando ancora con maggiore attenzione sperando di incontrarne altre.
Poi però, quasi a Villa Aminta, veniamo sballottati tutti a tal punto dal moto ondoso creato dai battellini e ingigantito dal rimbalzo fra la costa e le isole che decidiamo di risalire in barca e farci trasportare fin dopo il Lido di Carciano, anche perché, oltre ai problemi creati dai natanti, sembra che il Lido sia stato dichiarato non balneabile dall’ASL.
Ricominciamo a nuotare subito dopo Carciano e sfiliamo uno dietro l’altro costeggiando varie ville, fra le quali la povera Villa Castelli ormai diroccata, e gli alberghi del lungolago di Stresa per esibirci in un arrivo in volata davanti alla spiaggia pubblica del Lido Blu.

Lì ci aspettano il sindaco Di Milia e il consigliere Aguzzi con un gradito rinfresco presentato dai volontari della Croce Rossa e dopo le foto di rito ritorniamo alle nostre barche salutandoci per la tappa del 30 giugno, Stresa-Belgirate, di km. 6.
Ormai le distanze non ci spaventano più e a parte le fiacche delle mute e delle pinne, ci sentiamo molto baldanzosi.
La fine del lago comincia ad avvicinarsi e Novella ed io cominciamo a pensare a dove nuotare l’anno venturo!

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