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La Tappa 3 - 30 Giugno 2007: STRESA-BELGIRATE km. 6,00

Sabato 30 giugno comincia con un bel cielo pulito e il sole.
Arrivati a Stresa per il raduno ci consultiamo tutti per prima cosa sulla situazione delle varie escoriazioni ereditate dalle tappe della settimana scorsa, in particolare sul collo e sulle dita dei piedi e ci consoliamo di essere riusciti durante la settimana a curarci alla bell’e meglio gli acciacchi.
Ci aspetta già il motoscafo dei Carabinieri che ci scorteranno per questa terza tappa, che non dovrebbe presentare particolari complessità tecniche perché lungo il tratto di costa che affronteremo il traffico di natanti è generalmente molto modesto.

Ci contiamo e siamo solo in 6 ma pieni di entusiasmo anche di fronte alla tappa lunghissima che ci aspetta, perché la distanza da percorrere è di nuovo di 6 km teorici, e quindi in realtà di più.
La solita partenza scatenata ci sgrana subito lungo la costa e io mi porto come di consueto subito sotto riva per fare le mie osservazioni del fondo, dei pesci e delle alghe, anche perché non riuscirei neanche volendo a nuotare al largo della costa sia perché comunque nuotare nell’acqua profonda mi crea sempre una certa apprensione, sia perché è molto più difficile nuotare diritto senza riferimenti visivi certi.
Poi perché altrimenti mi annoio.
Sembra strano, però in una nuotata che può durare anche 3 ore se non ci sono significativi diversivi, che per me sono in genere rappresentati da incontri con qualche pesce interessante, il movimento diventa meccanico e se davanti agli occhi c’è solo il verde scuro dell’acqua profonda la mente ha tutto il tempo per spaziare su tutti i pensieri che uno si porta dietro, da quelli più belli a quelli più ossessivi.
Invece io mi rendo conto che incontrando continuamente degli spunti o delle situazioni che catturano la mia attenzione e m’incuriosiscono potrei nuotare indefinitamente e il tempo passa senza che io mi annoi mai in questo mondo liquido che, per quanto anche solamente appena di poco sotto il pelo dell’acqua, è un mondo completamente diverso, come un pianeta parallelo.
Tornando alla nostra tappa, il primo lungo tratto dopo Stresa non riserva alcuna sorpresa; il fondo è costituito da una distesa di ciottoli digradanti molto morbidamente, senza pesci se non qualche piccolo ghiozzo o qualche cagnetta che guizzano di sasso in sasso.
In questo lungo deserto lunare ogni tanto appaiono gruppi di macigni, talvolta sono grandi blocchi di granito sicuramente trascinati da lontano dall’erosione glaciale, talaltra invece sono grandi strutture residuali dei promontori di scisto di cui è composta tutta la sponda e che mi ricordo si vedevano bene nei quadri del Carcano e del Gignous ambientati sulla costa di Stresa.
Ad un certo punto vedo anche un mucchio di blocchi di granito accatastati, perfettamente lavorati, probabilmente testimonianza di un antico naufragio di un barcone.
Girando dopo la punta verso Sud la costa comincia ad approfondirsi ed arrivando vicino al cantiere Vidoli comincio a vedere un po’ di pesci, qualche cavedano, gardon e persici sole; davanti alla spiaggia del ristorante San Giovanni a 2 m di profondità una biscia d’acqua caccia sotto i sassi infilandosi dentro con la testa e con gran parte del corpo.
Mi verrebbe voglia di cronometrare le sue apnee ma mi viene il dubbio che magari durano anche mezz’ora o più e io non posso aspettare così tanto tempo, altrimenti quando arrivo a Belgirate i miei amici mi hanno divorato tutte le pizzette.
Qualche darsena antica con il cancello arrugginito aperto verso il lago mi tenta e mi intimidisce insieme perché il timore del buio arrivando dal sole è sempre ancestrale.
Continuo a nuotare con un ritmo sostenuto costeggiando talvolta dei brevi tratti discontinui di canne, scoprendo con sorpresa che crescono tranquillamente anche dal fondo costituito di ciottoli, mentre io credevo che il loro habitat fosse esclusivamente il fondo sabbioso e soffice.
Finalmente supero il pontile della villa Dal Pozzo d’Annone e poi arrivo in vista dei primi edifici di Belgirate.

Lì si ripete la sorpresa che avevo avuto prima di Baveno, perché le opere a lago realizzate per costruire il porticciolo e le arcate davanti a villa Carlotta, basate su macigni di granito affondati alla rinfusa costituiscono uno splendido rifugio per tantissimi pesci, che guizzano frenetici al mio arrivo scappando dalle loro tane.
Sembra quasi di essere al mare e ci si immagina di vedere negli anfratti cernie, saraghi, occhiate, ma sono bellissimi anche con i nostri pesci di lago.
A riva sono stati piantati alberi di salice che hanno attecchito benissimo e le loro radici acquatiche, fitte e rosse, spuntano dal fondo in mezzo ai sassoni, muovendosi con le onde come se fossero attinie di mare.
Arrivo fino al lungolago di Belgirate e qui piante acquatiche lunghissime in fila si ergono dal fondo che scende ripido con un tratto sabbioso; è probabile che il fatto di avere realizzato l’allargamento del fronte a lago del paese sopra grandi piloni isolati di cemento, senza creare un muro continuo, abbia risparmiato quella parte di fondale mantenendo le caratteristiche dell’originaria corona e la vegetazione di prima.

Usciamo dall’acqua e ci riceve il sindaco professor Collini con l’assessore Conelli con un gentilissimo accoglimento a base di pizza squisita, torte salate, patatine fritte, ecc. che vengono da noi accolti con riconoscenza verso i gentili negozianti e ristoratori del paese che hanno contribuito tutti insieme a questa accoglienza a noi sportivi.
Quest’oggi non siamo tanti ma talmente affamati che, anche con l’aiuto della squadra di Polizia sopraggiunta anch’essa a scortarci, le vettovaglie finiscono tutte comprese le torte per 3 di noi che oggi compiono gli anni.
Oggi stesso infatti compiamo contemporaneamente gli anni sia mia moglie e io, che siamo nati lo stesso giorno dello stesso anno!, sia la nuova amica di Intra, Chiara Caretti, insegnante al Cobianchi, costretta sulla sedia a rotelle da una malattia progressiva, ma indomita ed entusiasta, che ci ha accompagnato in canotto vicino a Belgirate si è fatta coraggiosamente calare in acqua e trainare con un salvagente fino all’arrivo.
Un’altra tappa è finita, ci salutiamo per l’indomani, chi salta in macchina, chi in canotto, tutti probabilmente pronti per andare a fare una meritata siesta pomeridiana!

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