LOGO DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE LONGALAGO

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La Tappa 6 - 8 Luglio 2007: LISANZA-SESTO CALENDE km. 6,20

Domenica 8 luglio 2007 ci siamo dati appuntamento sulla spiaggia di Lisanza; quando arriviamo dopo la lunga canottata da Pallanza sul prato verde che arriva fino al lago ci aspettano un sacco d’amici nuotatori arrivati via terra e scopriamo con soddisfazione che oggi siamo in tantissimi, in 15!
Qualcuno è venuto per la prima volta ed è dispiaciuto che con oggi la nostra LONGALAGO finisca, almeno per il 2007 e infatti in varie occasioni durante la giornata si è chiacchierato di che cosa si potrebbe fare dopo, sicuramente non prima del 2008, perché alcune mogli e mariti che non nuotano ma sono condannati al ruolo d’accompagnatore manifestano con vistosi segni d’essere un po’ stufi di star dietro a questi matti!

Ci cambiamo in spiaggia in mezzo agli stupiti bagnanti in un coloratissimo e vivacissimo disordine e ci tuffiamo felici e rilassati sapendo d’avere davanti pochi chilometri da nuotare, su un tratto certamente molto interessante.
Oggi non abbiamo barche ufficiali di scorta e quindi abbiamo chiesto alla Canottieri di Sesto Calende di mandarci incontro qualche ragazzo in canoa per farci da scorta.
Per fortuna questi arrivano puntuali ad assisterci perché siamo veramente in tanti e non riusciamo mai a nuotare vicini e, come scopriremo durante la tappa, il traffico di motoscafi è intensissimo perché lungo il primo tratto del Ticino c’è una concentrazione di cantieri nautici enorme su ambedue i lati e non sono abituati a vedere qualcuno nuotare nel fiume, per cui oggettivamente la situazione è abbastanza preoccupante per noi che siamo in acqua.
Cominciamo a nuotare e per un lungo tratto la costa e il fondale sono identici all’ultimo tratto percorso ieri, con assoluta prevalenza di sabbia abitata da infiniti molluschi e, a tratti, sciami d’alborelle.
Piano piano il lago comincia a diventare fiume, anche se è ancora largo e non si sente nessuna corrente; però il fondale comincia a cambiare, la sabbia lascia il posto ad un fondo duro di ciottoli, che in qualche punto è anche segnato da tracce d’erosione.
Passiamo davanti alle vecchie installazioni della SIAI MARCHETTI, dove venivano collaudati i gloriosi idrovolanti che tanto lustro hanno dato all’Italia fra le due guerre, ma dall’acqua è difficile indovinare quello che c’è al di là della sponda.

Molti vecchi pali piantati sul fondo ricordano la lunga storia di questo territorio che ha ospitato da sempre il passaggio di chi doveva attraversare il fiume sin dalla preistoria; il vicesindaco di Sesto mi citerà che sotto il ponte della ferrovia c’è un banco ancora chiamato "l’isola" che probabilmente ha originato in quel punto la posizione dei ponti che si sono succeduti nella storia, e mi ricorda anche che dopo Sesto Calende c’è ancora un residuo di un’antichissima passerella d’attraversamento.
Già il nome romano di Sesto Calende è indice dell’importanza strategica del passaggio fra le due regioni, che si tramanda abbia visto lo scontro fra Annibale e Scipione.
I nostri intenti sono meno bellicosi e dobbiamo solo riuscire a trattenere l’aggressività della fame che monta dopo migliaia di bracciate e contenerla fino all’arrivo previsto alla sede della Canottieri.
Come al solito disturbiamo con il nostro disordinato passaggio un sacco di pescatori che certamente si chiederanno da dove mai stiamo arrivando e dove pensiamo di andare e sorridono sornioni quando rischiamo di andare a sbattere contro i pali dei pontili dai quali insidiano le loro prede.
Intanto il fondale continua a cambiare sempre di più e comincia a coprirsi di piante acquatiche bellissime e vigorose; volo a nuoto sopra a grandi prati di vallisneria, una pianta simile ad una larga erba, passo con la mia ombra sopra a bellissimi boschetti di miriophillum, brulicanti di pesci, fra i quali il più bello è una tinca magnifica di almeno tre chili, vicinissima all’arrivo.
Per me che ho fatto 75 km a nuoto per vedere le piante acquatiche è una felicità nuotare sopra a una giungla di piante soffici, pulite, ricche di diramazioni e foglie, piene di pesciolini, e infatti rallento in vista dell’arrivo per aspettare chi andava più piano di me e con questa scusa stare a gustare la visione di quel fondale che per me è bello come un giardino botanico.

È divertente quando all’arrivo racconto delle centinaia di pesci che ho visto mentre invece gli altri compagni di nuotata, che non hanno la mia stessa passione per i pesci, mi confermano tutti contenti d’averne visti due o tre, anzi domenica una delle nostre sportive dichiara emozionatissima di averne avvistati due completamente gialli e anch’io sono in difficoltà a potere individuare con precisione che tipo di razza ha incontrato perché di pesci gialli nel lago non ne ho mai incontrati, anche se molto facilmente primo o poi troveremo di tutto e già recentemente sono stati avvistati i primi piranha.
È un argomento che può fare sorridere, ma potrebbe avere risvolti anche non simpatici, perché se qualche razza esotica di rettili ad esempio si insediasse nel territorio potremmo avere anche delle sorprese psicologicamente molto antipatiche: provate ad immaginare di trovarvi di fronte nel giardino di casa un pitone, peraltro del tutto inoffensivo fino ad una certa dimensione, come probabilmente è capitato a me a Pallanza in darsena quest’estate, o un serpente identico al velenosissimo serpente corallo, come è capitato in settembre 2007 a Premeno.
Comunque sabato ho incontrato anche un pesce gatto, di modeste dimensioni, visibilmente attaccato da parassiti, il che forse significa che l’acclimatamento di razze esotiche non è poi facilissimo, anche se nel nostro lago il boccalone, il persico sole, il luccioperca, molte varietà di trote, il gardon, ecc. sono stati importati in tempi relativamente recenti e taluni con un buon successo, ma è difficile ancora oggi valutare i risvolti negativi che la loro propagazione magari ha portato alle razze originali.
Arrivando vicino al grande ponte di ferro la corrente aumenta, ci sembra di nuotare velocissimo e arriviamo felici al pontile della Canottieri, dove ci aspettano gentilmente alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale, non stufi d’avere già visto arrivare alcuni di noi in maggio in barca a remi nella nostra avventura della VIACOLMARMO!.

Il ristoro è assolutamente all’altezza della nostra fame sportiva con maccheroni, carne squisita, pizzette, mozzarella, schiacciatine, ecc. e viene divorato in un attimo, poi una fotografia di rito per il giornale di maggiore tiratura locale e un’intervista molto informale con una gentile cronista venuta per farci raccontare le impressioni della nostra avventura.
E così citiamo alcuni dati consuntivi: 2 di noi hanno nuotato per tutto il percorso di 75 km da Locarno a Sesto Calende; il percorso è stato frazionato in 14 tappe, mediamente di chilometri 5,35; nelle ultime tappe la velocità dei nuotatori più preparati superava probabilmente i 4 km/h,
mentre una velocità di 3 km/h può essere programmata per nuotatori meno competitivi ma allenati; ritengo che la lunghezza limite per una tappa singola possa essere di chilometri 10; sembrano numeri banali e facili da ipotizzare però quando l’anno scorso abbiamo programmato le prime tappe di quest’avventura di nuoto, nessuno ci sapeva dare velocità, tempi, durate e avevamo costruito i nostri programmi su basi puramente teoriche, che poi per fortuna si sono rivelate ragionevolmente centrate.
Pochi mesi dopo ho saputo che un ragazzo albanese ha nuotato in una sola tirata da Pallanza a Sesto Calende per 30 km! A parte la facile ironia che gli albanesi si allenano nuotando da casa alle coste italiane, lo sto cercando per fargli i complimenti ed arruolarlo per le nostre prossime nuotate.
In questa avventura abbiamo incontrato tanti nuovi amici, abbiamo scoperto quasi una nuova disciplina sportiva, perché i grandi nuotatori in genere amano di più la piscina che non l’acqua aperta, abbiamo vissuto delle giornate di lago magnifiche, io ho nuotato in mezzo ai miei pesci e ho trovato anche le mie alghe, anche se ben lontano dalla mia Pallanza.
Abbiamo cominciato a nuotare anche d’inverno, a gennaio e febbraio, scoprendo con stupore che l’acqua è tersa e cristallina e basta una bella muta per soprevvivere senza problemi.
Una bellissima esperienza è ormai dietro di noi, vissuta anche con simpatia dalle amministrazioni locali e dalla stampa che in molte occasioni ha relazionato sui nostri programmi e su quanto stavamo facendo.
Rimane un po’ il dispiacere di non essere riusciti a coinvolgere localmente tappa per tappa i ragazzi dei vari paesi, che all’inizio invece pensavamo si sarebbero aggregati a noi almeno lungo i tratti più vicini a casa loro.
Invece ciò non è successo, forse quello che abbiamo proposto è sembrato eccessivo come impegno fisico o pericoloso o addirittura malsano perché come spesso abbiamo avuto modo di scoprire il nostro lago fa fatica ad essere vissuto come un grande amico e una grande occasione di sport e di piacere.
Molti amministratori e molti anziani dei paesi ci hanno detto con un po’ di malinconia che un tempo c’erano gare di nuoto, squadre di pallanuoto, cimenti e traversate che i loro padri tramandavano e ricordavano con grande orgoglio.
Troubetzkoy e io speriamo che questo nostro sogno che molti amici ci hanno aiutato a portare a termine e che vogliamo continuare anche nei prossimi anni, aiuti tutti a vivere il nostro lago con maggiore piacere.

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