LOGO DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE LONGALAGO

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Tappa 3 - 29 Giugno 2008: AROLO - LAVENO km. 6,90

La tappa di oggi è della stessa lunghezza di quella di ieri, anche se a sensazione potrebbe sembrare addirittura più lunga.

Partiamo da Pallanza con il solito trasferimento in canotto durante il quale ci portiamo anche sotto costa a Laveno per esaminare esattamente le condizioni per l'arrivo in paese, in modo da essere tranquilli quando arriveremo nella vicinanza del pontile dei traghetti, che con le loro eliche davanti e dietro fanno una notevole paura a chi sta in acqua a nuotare.
Però la situazione è tranquillizzante e così andiamo avanti verso Arolo fino a portarci davanti al baretto della carinissima colazione di ieri a mezzogiorno.
Con puntualità degna di una seria attività di lavoro e non di una semplice avventura sportiva ci ritroviamo sempre pronti tutti insieme per prepararci e vestirci.
Il tempo è grigio, ieri hanno dato previsioni di temporali durante la giornata, ma questi per fortuna arriveranno violenti solo nel pomeriggio, quando noi ormai saremo tranquillamente ritornati a casa.
Quest'oggi siamo in 10 nuotatori, quindi il buon numero di partecipanti si riconferma anche oggi.


Ci prepariamo, controlliamo reciprocamente di avere fissato bene le chiusure lampo delle mute, soprattutto sul collo, che è un punto estremamente delicato per i numerosissimi sfregamenti che subisce durante il nuoto, dove dobbiamo sempre ricordarci di spalmare un po' di vaselina per evitare di uscire dall'acqua con abrasioni significative, che poi farebbero fatica a rimarginarsi in tempi brevi.

Ci immergiamo e partiamo, come al solito si forma un gruppetto di punta, composto da Novella in testa, il giovane marocchino Tazarine a tallonarlo, poi Cosse e in chiusura la Susy Musso, imprevedibilmente potente nella nuotata a giudicare solo dal fisico aggraziato e sottile.Questo gruppetto procederà come al solito a un ritmo elevato dall'inizio fino alla fine di tutta la tappa: un giorno bisogna che io mi dia malato per poter ammirare dalla barca questo loro velocissimo trenino.
Tutti gli altri procedono dietro, come al solito in modo sciolto, nessuno si abitua a nuotare in gruppo; i coniugi Menni esplorano felici la costa mentre Luciano Riva, rigorosamente senza muta come Angela, nuota sempre solitario in mezzo al lago, fino a farci prendere paura quando abbiamo visto il suo palloncino nella baia di Laveno diretto ad incrociare la rotta dei traghetti.
Comunque il percorso si rivela estremamente bello da subito; appena girata la punta di Arolo ci troviamo a sfilare lungo la parete rocciosa sulla quale si incista il monastero di Santa Caterina del Sasso, giustamente famoso.
Sott'acqua è altrettanto bello come fuori dall'acqua, continuo a impigliarmi nei rami degli alberi che crescono disordinatamente lungo le pareti a picco, in genere fichi, che scopro con curiosità emettere dai rami immersi nell'acqua radici per aiutarsi a trovare il sostentamento che probabilmente su quella parete rocciosa e arida non è ricco.
Ho sempre pensato che le tane e le spaccature che si vedono nella roccia chiara fossero la tana ideale per i persici, però non ne vedo neanche uno come non vedo pesci fino alla fine di questa lunga parete; in una fessura un metro sott’acqua vedo curiosamente incastrato invece un pallone da calcio!
Passo sotto il monastero, dove noto che la parete è bucherellata di tiranti e di pezzi di ferro che sono stati inseriti per irrobustire e prevenire possibili spaccature nella roccia che, essendo una marna calcarea, sicuramente non è molto resistente.Subito dopo Santa Caterina la parete a picco finisce con un paio di ville fortunate inserite a picco vicino all'acqua e poi il fondale cambia completamente perché ritorna sabbioso, di una grande sabbia finissima marina, e finalmente incomincio a incontrare i primi pesci.
La baia davanti a Leggiuno è piena di brillanti alborelline e ogni tanto incontro dei maliziosi cavedani che probabilmente le stanno con finta innocenza tenendo d'occhio.
Un tratto di costa sabbiosa, intervallata da tratti di canne palustri, e in fondo comincio a vedere le case della prima frazione di Reno, dove arrivo dopo un bel pò di minuti.
Attacco il promontorio occupato da una delle più belle ville del lago, con uno sviluppo di sponda di almeno 1 km, con al centro una magnifica spiaggia piantumata con una ventina di Taxodium in piena acqua, e poi subito dopo l'arrivo al paese di Reno.
Proprio mentre mi viene voglia di dire ai ragazzini che pescano dal muraglione del porto di Reno che è perfettamente inutile stare a pescare con le loro cannette in acqua, ecco che vedo i primi branchetti di coregoni, poi subito una bella tinca di un paio di chili che viaggia tranquilla a 3 m di profondità.
Sorpasso il paese e il fondale diventa sassoso con blocchi di granito sparsi e scopro con grande stupore che lungo tutta la costa sott’acqua passa una tubazione di cemento, abbastanza bene mimetizzata con blocchi di granito cementati a nasconderla, ma complessivamente mi sembra una scelta abbastanza infelice perché se è una tubazione che porta acque di fognatura in pressione si poteva tranquillamente metterla molto più profonda in maniera che non la si vedesse proprio, anche se devo ricordarmi quello che non mi viene mai in mente, ovvero che in fondo sott'acqua ci guardo solo io e pochissima altra gente.


Poi ancora pesci, un po' di alborelle, qualche grosso cavedano poi l’incontro sorprendente 3 m sotto di me con una grossa anguilla di diametro forte, della lunghezza di quasi 1 m e mezzo, che si spaventa moltissimo vedendomi e scappa via verso il largo terrorizzata.È tanto tempo che non mi capita di incontrare delle anguille perchè sono animali dalle abitudini notturne e quindi tendono ad uscire in caccia delle loro prede solamente dopo il tramonto.
Anche due bellissimi persici sole, che sono ormai così rari, poi ancora cavedani.
Sfilo davanti alla bella villa Castellini, e poi continuo a costeggiare i muraglioni di ville belle, con vecchie darsene maestose realizzate con grande muraglioni di granito secolare.
E intanto il tempo è diventato sempre più bello, è uscito il sole e con questo sono uscite in acqua un sacco di barche che creano un moto ondoso abbastanza significativo per noi che nuotiamo.
Anche i giardini delle ville che costeggiamo cominciano a essere abitati e il nostro passaggio probabilmente crea sempre un'imbarazzata curiosità da parte di chi si chiede da dove stiamo arrivando e dove mai stiamo andando, ma nessuno ha il coraggio di farci una domanda anche se poi qualche ora più tardi sicuramente si chiederà dove mai siamo finiti perché nessuno crederà che stiamo facendo una passeggiata lungo tutto il lago; in effetti il giorno prima il giornale La Prealpina ha scritto gentilmente un articolo su di noi ma probabilmente nessuno ci identifica come i protagonisti della “famosa” LONGALAGO.
Piano piano mi accorgo che sulla sponda piemontese alla mia altezza ormai c'è la punta della Castagnola e che quindi sono in dirittura d'arrivo; poco dopo infatti inizio a costeggiare il giardino del vecchio forte austriaco, di forma tondeggiante, bellissimo nella sua apparenza così rigorosa, costruito in grandi blocchi lavorati di granito, apparentemente colpiti in diversi punti dal fuoco dell'artiglieria, anche se mi pare di ricordare dalle vecchie stampe che l'attacco notturno di Garibaldi al forte di Laveno fu portato al forte che sta a nord della baia, ma forse mi sbaglio.
Ormai sto entrando nel Golfo di Laveno, sempre più onde danno fastidio mentre si nuota ma, mentre ormai non mi aspetto più nulla di speciale, ecco il tratto più interessante per i miei incontri subacquei: la sponda sprofonda diritta con qualche baietta piena di detriti di grandi tronchi portati verso questa baia e intrappolati probabilmente dagli impetuosi venti del mergozzo, e in mezzo ai rami immersi a fondo vedo centinaia e centinaia di gardon, belli grassottelli e in forma, ed a un certo punto, abbastanza a fondo una tinca di un bel peso, e mi ricordo che oggi è San Pietro e Paolo, il 29 giugno, e nella tradizione familiare è proprio oggi che a Pallanza arrivavano le grandi tinche a depositare le uova nella nostra darsena.
Poi ancora branchi di coregoni e ancora gardon e poi sono ormai al fondo della baia, dove stanno realizzando probabilmente un nuovo lungolago per i bagnanti, e dove devo attraversare con un moto di repulsione la foce del torrente che si butta nella baia in un punto chiamato giustamente Acquanera.
L'acqua è schifosa, rugginosa come all'uscita di una ferriera, sacchetti di plastica galleggiano dappertutto ma ormai sono arrivato e salto sul canotto di scorta appena prima dell’imbarcadero dei traghetti per evitare ogni pericolo.
Scendiamo al pontone davanti al municipio di città, ci cambiamo come sempre senza che i passanti manifestino grande curiosità e divoriamo con gratitudine una bella torta di crostata di albicocche preparate affettuosamente dalla mamma di Diego per Violante e me che il giorno dopo compiremo insieme un sacco di anni!
A Laveno è venuta ad incontrarmi all'arrivo anche con sua figlia Susanne una anziana signora tedesca, Maria Cirkel, che era compagna di elementari di mia mamma intorno al 1920 e con la quale ci siamo affettuosamente ritrovati dopo quasi cinquant'anni che non la vedevo!
Si vede che è tutta orgogliosa di me e forse un pochino lo merito anche, con questa mia avventura così fuori dal comune che riesco a portare a termine tappa per tappa solo grazie all'affetto dei miei amici vecchi e nuovi e alla pazienza di mia moglie.
Per intanto la LONGALAGO si ferma fino a settembre mentre il 13 luglio ci aspetta la ISOLANDO, la traversata del Golfo Borromeo da Pallanza a Baveno facendo boa intorno a tutte le isole; sarà una nuotata bellissima alla quale speriamo molta gente e molti sportivi vogliano partecipare.

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